Folia Theologica et Canonica, Supplementum (2016)

Péter Erdő, La questione della lingua dei fedeli nella costituzione 9 del Concilio Lateranense IV alla luce dei commenti dei canonisti

16 PÉTER ERDŐ IL Precedenti nella Chiesa antica ed alto-medievale Già nell’ebraismo, che all’epoca di Cristo dimostrava certe tendenze all’uni­versalismo ed alla missione', ed è stato contrassegnato dalle diversità culturali della diaspora, era conosciuto come criterio per organizzare le varie comunità locali, le varie sinagoghe, la provenienza geografica - a volte anche linguistica e sociale - dei loro membri. Negli Atti degli Apostoli si legge, infatti, della sinagoga “(...) dei Liberti, dei Cirenei, degli Alessandrini e di quelli della Cilicia e dell’Asia” (At 6,9). Anche nei tempi più recenti si riscontravano si­nagoghe askhenazi e sefardite nella stessa città distinte una dall’altra per la provenienza, per la lingua dei loro fedeli, ma anche per gli aspetti rituali con­nessi con le diverse tradizioni1 2. Esistevano pure sinagoghe speciali per i fedeli provenienti da una determinata città3. Anche nella Chiesa dei tempi degli Apostoli sorgeva il problema etnico tra i fedeli. Nella Chiesa di Gerusalemme si sono distinti anche tra i cristiani, prove­nienti ancora praticamente tutti dall’ebraismo, prima "quelli di lingua greca” e "quelli di lingua ebraica” ossia aramaica (At 6,1 ). Poco dopo emergeva una dif­ferenza etnica, ma anche di ordine teologico tra i cristiani ebrei e quelli conver­titi dal paganesimo ossia dalle nazioni. L’articolo della professione di fede sull’unità della Chiesa sembra che sia originalmente collegato con questa situa­zione. San Paolo ne parla ripetutamente. Nella lettera agli Efesini per esempio dice: “Perciò ricordatevi che un tempo voi, pagani della carne (...) eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d’Israele, estranei ai patti della promes­sa (...). Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola” (Ef 2,11 -14). Gli scrittori cristiani più antichi come Sant’Ignazio di Antiochia confermano questa visione sull’unità della Chiesa4, che ritorna anche più tardi, ad esempio nelle opere di Sant’Agostino5. 1 Cf. per es. Eliade, M., Vallási hiedelmek és eszmék története, Budapest 2006. 467^168, n. 204 (parte II, cap. XXV; trad, delYHistoire des croyances et des idées religieuses, II. Paris 1978. Schürer, E., Storia del popolo giudaico al tempo di Gesù Cristo (175 a. C. - 135 d. C.) [Gianotto, C.], III/l. Brescia 1997. 211-244. 2 Per la città di Roma all’inizio del XVI sec. vedi per es. Caviglia, S., Alla scoperta della Roma ebraica. La storia, i luoghi, la vita della più antica comunità della diaspora, Napoli 2013. 28: “Il risultato fu una separazione fra i vari gruppi, ciascuno dei quali costituì la propria sinagoga con funzioni non solo religiose ma anche organizzative e amministrative. Gli spagnoli ne crea­vano addirittura due. Ce n’erano inoltre una siciliana, una francese e una tedesca, oltre a quattro di esclusiva appartenenza degli ebrei italiani”; per i secoli successivi cf. ibidem, 29-32. 3 Ìbidem; vedi anche per Budapest per es. Frojimovics, K. - Komoróczy, G. - Puszta y, V. - Strbik, A., A zsidó Budapest. Emlékek, szertartások, történelem, I. Budapest 1995. 118 (“sina­goga dei polacchi”), 119-120 (“sinagoga dei franchi”, cioè dei sefarditi), II. Al6-411 (“Certcovo shil”), 479 (“Sochré Polin”) ecc. Non risulta però che questi ultimi abbiano avuto una piena autonomia come comunità. 4 Ignatius, Smyrn. 1, 2. 5 Augustinus, Ps. 126, 2: Corpus Christianorum. Series Latina (CCSL) XL. 1857.

Next

/
Thumbnails
Contents