Folia Theologica et Canonica 5. 27/19 (2016)

SACRA THEOLOGIA - Krisztián Vincze, L’io di fronte all’Assoluto - Lo spirito dell ’uomo tra disperazione e Dio

L'IO DI FRONTE ALL'ASSOLUTO... 65 cristiana ben più nell’atto dell’adesione personale a Dio, che è totale, che coin­volge tutte le dimensioni dell’esistenza umana. Quindi il cristianesimo è un modo di vivere appassionatamente! La fede è vincolo e attaccamento, la cui ve­rità diventa vita in noi. La verità della fede è nutrimento che fa parte di noi, che ci plasma da dentro.5 Così non le circostanze esterne, non i fattori volatili e fra­gili del mondo sono che ci condizionano, ma è Cristo che ci compenetra dentro. Cristo è per tutti gli uomini di qualunque epoca "la verità’’, “il pane della vita”, e per questo dice Kierkegaard: “Se non sei capace di oltrepassare te stesso, se non sei capace di divenire cristiano nella simultaneità con Cristo, oppure se Cristo non ti può mettere in mosso e tirare verso se stesso, allora non diventi mai cristiano!”'’ Se qualcuno diviene credente, il suo divenire può essere esplicitato tramite la metafora del salto. La fede secondo Kierkegaard infatti è un salto che significa una nuova esistenza, una vita umana pienamente nuova. Questo salto include tutta la passionalità personale, contiene tutta la passione in cui la persona è in­teressata nella propria vita. Nel libro di Kierkegaard, Timore e tremore, il salto della fede è paragonato a un ballerino che deve saltare affinché possa arrivare nella posa desiderata senza passare tempo con il mettersi nella posa. Questo paragone significa che la fede non può essere appresa per mezzo della discursi- vità della ragione o della razionalità, ma richiede prima di tutto la passione dell’uomo. Abramo, l’esempio della fede, fa il salto (come “il cavalliere della fede”), ma il suo atto non può essere capito nell’orizzonte della ragione e nean­che nell’orizzonte dell’etica. Nella filosofia hegeliana il pilastro della fede è la ragione, la fede nasce per mezzo della riflessione razionale come la manifes­tazione dello Spirito.7 Secondo Kierkegaard però nella prospettiva hegeliana di fede di Sörén Kierkegaard nello specchio della teologia fondamentale), in Pannonhalmi Szemle 2000. 17-26. Lo specialista ungherese, Czakó, si riferisce in questo contesto anche al fi­losofo italiano, Cornelio Fabro: Fabro, C.. Influssi cattolici sulla spiritualità kierkegaardiana, in Humanitás 17 (1962) 501-507. Fabro, C., Kierkegaard e/o cattolicesimo, in Filosofia 2 ( 1956) 210-249. Fabro, C., Spunti cattolici nel pensiero di Sörén Kierkegaard, in Doctor Com­munis 26 (1973) 251-280. 5 Riassumendo, si può dire che l’elemento più importante della fede, secondo Kierkegaard, è la certezza soggettiva! La verità soggettiva racchiude in se la relazione prattica e affettiva del sog­getto con la rilevanza della fede. La relazione del soggetto con la sua propria fede quindi non è teoretica; la fede di un credente non può essere identificata neanche con la certezza dei fatti, ma ben più è una verità soggettiva in cui il soggetto diventa infinitamente interessato. La fede è in più una decisione nata nella passione della persona. Questa passione non equivale a un certo umore, ma passione in senso che la decisione presa si estende sull’esistenza intera del credente. Importante è ancora di notare che la fede non può essere mai un compito finito ma è sempre in divenire, e è sempre in progresso. Ibid. 6 Kierkegaard, S., A keresztény hit iskolája (Practice in Christianity), Budapest 1998. 82. 7 Kierkegaard rimostra contro la concezione della fede nella filosofia hegeliana a volte con ironia pungente. Dal suo libro (Kierkegaard, S„ Abschließende unwissenschaftliche Nachschrift,

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