Folia Theologica et Canonica 5. 27/19 (2016)

SACRA THEOLOGIA - Krisztián Vincze, L’io di fronte all’Assoluto - Lo spirito dell ’uomo tra disperazione e Dio

66 KRISZTIÁN VINCZF. la fede appare in una forma dimostrata e dunque in una forma estenuata, ma queste forme della fede sono giustappunto opposte alla vera natura della fede cirstiana. Appunto per questo l’autore pseudonimo, Johannes de Silentio, im­mediatamente già tramite il suo proprio nome vuole esprimere che di fronte alla fede il comportamento autentico dell’uomo è: il silenzio, l’ammirazione, la meraviglia. Se ci si vuole avvicinare alla persona di Abramo, si ha bisogno infatti di tale attitudine. Abramo non può essere analizzato, non può essere ca­pito quando cammina verso il Monte Mórija per offrire il suo figlio come sacri­ficio. Abramo, in questo suo atto, può essere ritrattato, ma non può essere spie­gato ragionevolmente! II. L’io di fronte all’Assoluto Secondo Kierkegaard la persona umana esercita la sua libertà in tempo e questo produce che l’identità dell’uomo non è un’identità atemporale — come p. e. l'io noumenal di Immanuel Kant oppure l’io come un monade leibniziano -, ma l’uomo è sempre cosciente delle sue possibilità future, del suo divenire futuro.8 Le persone esistono in un altro modo, differiscono dagli oggetti le cui sostanze sono fissate e determinate. Questa visione kierkegaardiana della persona umana concorda con le concezioni posteriori di Martin Heidegger, Jean Paul Sartre e Karl Jaspers, infatti anche loro vedono la persona come un esitente che diviene, che deve apprendere se stesso. Kierkegaard constata che l’io umano si emerge per il tramite delle proprie esperienze, tramite le proprie scelte date come ris­poste all’esperienze vissute. L’esistenza personale, 1’esistenza dell’io inizia così come uno spirito assopito9 che si deve appropriare la propria intimità, la propria identità, e che deve vivere nell’elemento di relazioni personali. In ques­to aspetto alla filosofia di Kierkegaard si avvicinano più tardi pensatori come Düsseldorf 1957. 207) cita Georg Sans: “(...) als ob das Christentum auch als eine Art kleines System, freilich wohl nicht als ein so gutes wie das Hegelsche, verkündet worden wäre; (...) als ob Christus Professor gewesen wäre und die Apostel eine kleine gelehrte Gesellschaft der Wis­senschaften.” Georg, S., Glaube und Unvernunft bei Sörén Kierkegaard, in Stimmen der Zeit 5 (2013)307-316,312. 8 "The uniqueness of a self is not like the instantiation of a kind-essence in particular matter, nor is it the individuation of an ongoing mental substance.” Davenport, J. J., Selfhood and ‘Spirit’, in Lippitt, J. - Pattison, G. (ed.). The Oxford Handbook of Kierkegaard, 230-251,232. 9 “Im Zustand des Ansichseins aber erweist sich der Geist, so drückt Kierkegaard es aus, noch nicht als Geist bestimmt, bzw. gesetzt, d.h., er ist sich selbst als Geist noch nicht gegenwärtig, er ist nur, wie es in ‘Der Begriff Angst’ heiät, träumender Geist. Damit ist vor allem gesagt: Der Geist ist im Zustand des Ansichseins zunächst nur ein unbewuätes Drängen nach sich selbst.” Disse, J., Menschliche Psyche und Gottesverhältnis: Kierkegaard versus Freud, in Theologie und Philosophie 78/4 (2003) 509-530. 521.

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