Folia Theologica et Canonica 4. 26/18 (2015)
IUS CANONICUM - Carlos José Errázuriz M., Sul rapporto tra teologia e Diritto canonico: il binomio dottrina-disciplina
SUL RAPPORTO TRA TEOLOGIA E DIRITTO CANONICO... 211 esprimendosi in ogni caso in modo culturale, possiede un valore transculturale. La risposta però più convincente è quella che può venire da un ricorso effettivo alla visione del giusto nella filosofìa, nella scienza e nella pratica giuridica, il che rappresenta a mio parere una sfida aperta, assai notevole ed appassionante. Torniamo dunque al concetto di disciplina ecclesiastica, o forse meglio disciplina ecclesiale, per far riferimento all’intero Popolo di Dio, e non solo alla Chiesa come istituzione. Il positivismo impedisce di comprendere il suo nesso essenziale con la realtà ecclesiale, perché la considera un mero insieme di regole estrinseche, la cui relazione con la vita della Chiesa sarebbe tutt’al più di convenienza. Questo mancato radicamento ontologico allontana l’idea di disciplina dall’orizzonte della verità, del bene e della bellezza. Nel contempo, appare quasi inevitabilmente la visione secondo cui si tratterebbe di un’imposizione dell’autorità, facilmente ritenuta autoritaria, che mortifica la libertà dei fedeli, la loro risposta spontanea ai carismi e quindi la fecondità apostolica del Popolo di Dio1*. Per superare questa veduta non si deve però prescindere dal concetto di disciplina, ossia di normativa vigente. Ma è urgente vivificare tale concetto mediante l’esplicitazione del suo rapporto con il diritto inteso come il giusto. Infatti, solo se le regole canoniche appaiono come regole di giustizia, e non più come semplici emanazioni formali di un potere ecclesiale, possono essere valorizzate e rispettate come autentiche regole giuridiche. In questo senso, c’è bisogno di elaborare una dottrina della norma canonica e della sua interpretazione che evidenzi la relazione essenziale di ogni norma canonica e del sistema delle norme con ciò che è giusto nella Chiesa18 19. In questa sede cercherò solo di illustrare brevemente il nesso della disciplina ecclesiale, intesa quale disciplina sul giusto nella Chiesa, con la dottrina della fede. A tale proposito è indispensabile rifarsi alla distinzione classica tra diritto divino e diritto umano, tentando di purificare anch’essa dal riduzionismo nor- mativista con la sua frequente ricaduta positivistica. In effetti, il diritto divino, proprio in quanto diritto, è primariamente un bene appartenente a una persona o a una comunità, e dovuto da altri, in virtù della stessa realtà naturale o soprannaturale. Si tratta di una relazionalità secondo giustizia la cui configurazione essenziale precede ogni intervento umano, dell’autorità, della comunità o dei singoli. Nella disciplina ecclesiale si dichiara una dimensione di diritto divino, espressa ovviamente sempre mediante formulazioni storiche umane, ma che corrisponde a un aspetto di giustizia intrinseco alla Chiesa di Cristo. Che qualcosa sia di diritto divino significa che esiste un 18 II rapporto tra libertà e autorità nella Chiesa era un tema molto caro a Pedro Lombardia: cfr. Libériád y autoridad en la Igle sia, in lus Canonicum 13 (1973) 275-288. 19 La più compiuta elaborazione in questo senso è quella di Baura, E., Parte generale del diritto canonico. Diritto e sistema normativo, Roma 2013.