Folia Theologica et Canonica 2. 24/16 (2013)
IUS CANONICUM - Forteenth International Conference «Questioni sul tema della provisione canonica degli uffici ecclesiastici» 11th February 2013 Velasio De Paolis, C. S., Il Codice del 1983 ultimo documento del Vaticano II
224 VELASIO DE PAOLIS, C.S. biamo avuto una tempesta. Tuttavia i Sommi Pontefici non hanno mai messo in guardia dal Concilio, ritenuto sempre da tutti promosso dallo Spirito Santo per la Chiesa di oggi. Ciò che è condannato non è il Concilio ma la sua errata interpretazione; errata interpretazione che è detta arbitraria, in quanto non rispondente ai testi conciliari. Così non vengono rinnegate le caratteristiche del Concilio e i suoi scopi: ma vengono chiariti secondo proprio la mentalità dei Papi che lo hanno promosso e i Padri sinodali che lo avevano celebrato: i temi pertanto della pastoralità, dell’aggiornamento, del dialogo, dell’inculturazione, del mondo, ecc. sono rimasti centrali nell’attività e nell’azione della Chiesa. Il problema della interpretazione è stato affrontato particolarmente dal Papa Benedetto XVI nella sua allocuzione alla Curia romana in occasione degli auguri natalizi. Egli rifiuta una interpretazione del Concilio come rottura con il passato, afferma invece che la corretta interpretazione è quella della novità e della riforma nella continuità. Dietro questo discorso in realtà si cela una mentalità con la quale si interpreta il cambiamento e il divenire come rottura con il passato, rivelando l’incapacità di armonizzare l’essere e il divenire delle cose, per mancanza di una adeguata filosofia, fondata sulla metafisica dell’essere. Un discorso che non spetta a noi oggi. II. Il tema ecclesiologico nel cammino di revisione del Codice 1. Paolo VI, fedeltà al Concilio e disciplina della Chiesa Chiuso il Concilio, il Papa Paolo VI fu sollecito nel riprendere il tema della revisione del Codice, completando gli aspetti organizzativi e soprattutto dando una chiara direzione ai lavori stessi. Di fatto il periodo postconciliare cominciava ad evidenziare le sue tensioni e le sue contraddizioni nella interpretazione dello steso Concilio. Da una parte coloro che facevano fatica ad accettare il Concilio nei suoi aspetti innovativi e dall’altra coloro che partendo dagli aspetti innovativi, tendevano a dare una interpretazione ampia appellandosi più che ai testi conciliari ad uno non definito spirito conciliare che avrebbe dovuto portare oltre, addirittura al di là della stessa ortodossia. Tali tensioni si riflet- terono anche nel campo del diritto e della disciplina ecclesiastica. In nome di una Chiesa mistica, spirituale, carismatica si faceva fatica a comprendere da parte di alcuni perfino la necessità di un ordinamento giuridico; anzi la stessa nozione di diritto veniva vista come negativa rispetto alla dimensione carismatica e all’azione dello Spirito. Si tendeva a porre una tensione tra teologia e diritto, tra giustizia e carità, tra carisma e istituzione, tra disciplina e libertà cristiana, tra collegialità e primato, tra pastorale e diritto, tra universalità e particolarità, tra passato e presente, tra storia e tradizione, ecc.