Folia Theologica et Canonica 2. 24/16 (2013)
IUS CANONICUM - Forteenth International Conference «Questioni sul tema della provisione canonica degli uffici ecclesiastici» 11th February 2013 Velasio De Paolis, C. S., Il Codice del 1983 ultimo documento del Vaticano II
222 VELASIO DE PAOLI S, C.S. e) Novità del Concilio Vaticano II Questo Concilio si vide portatore e custode di una caratteristica quasi di sacralità eccezionale rispetto agli altri precedenti. Non poche dottrine della cultura moderna che la Chiesa aveva rifiutato nel passato erano fatte rientrare in nome dello stesso Concilio Vaticano II o interpretate in un modo non corretto. Là dove poi si doveva constatare che di fatto si faceva una interpretazione che andava oltre la lettera, ci si appellava allo spirito del Concilio. Si ipotizzava poi anche in tempi ravvicinati un Concilio Vaticano III, che fosse il prolungamento e la prosecuzione dell'opera svolta dal Concilio Vaticano II, non potuta realizzare fino in fondo, perché allora i tempi non sarebbero stati ancora maturi. Il Concilio Vaticano II aveva i suoi custodi, attenti perché esso rimanesse intoccabile: tali custodi ritenevano che la Chiesa cominciasse con il Vaticano II, rompendo risolutamente con il passato. In nome del Vaticano II e del suo spirito, come pure in nome del suo carattere di pastoralità, di aggiornamento e di dialogo, si correva il rischio di legittimare qualsiasi novità, anche se contraria alla lunga tradizione della chiesa e alla sua dottrina e prassi consolidate. Ma tale interpretazione del Concilio non era assolutamente sostenibile; e di fatto fu rifiutata dall’autorità suprema della Chiesa e dalle scuole teologiche cattoliche. f) Novità nella continuità e nel solco della tradizione In realtà il Concilio Vaticano II, sia pure con gli spunti innovatori, legati precisamente al tempo, era e doveva rimanere un Concilio ecumenico della Chiesa cattolica, che doveva essere interpretato in continuità con la sua storia bimillenaria e in accordo con i venti concili ecumenici che lo avevano preceduto, pur tenendo presenti le caratteristiche che lo avevano contrassegnato; anzi proprio tenendo conto di tali caratteristiche. Proprio il carattere pastorale, di aggiornamento, di recupero della cultura del tempo e di apertura al dialogo avrebbero dovuto impedire di trasformare il Concilio Vaticano II in un Concilio dottrinale in rottura con il passato della stessa Chiesa. Si imponeva di verificare l’applicazione del Concilio e la sua interpretazione. g) Verifica della retta inteipretazione del Concilio L’occasione per la verifica del Concilio e della sua retta applicazione fu il sinodo dei vescovi in occasione del venticinquesimo anniversario della chiusura del Concilio Vaticano II. La relazione finale del Sinodo presenta la situazione caratterizzata da luci e da ombre. Le ombre individuate comunque non sono da attribuire al Concilio, in quanto non tutto ciò che è venuto dopo il Concilio è avvenuto a causa del Concilio stesso. Anzitutto si rileva un’osservazione generale. Del Concilio Vaticano è stata fatta una lettura, parziale, selettiva e pertanto superficiale, che ha portato a una presentazione unilaterale della Chiesa. Si imponeva una lettura del Concilio più profonda, adeguata e corretta. Lo stesso Sinodo passa in rassegna i diversi temi,