Folia Theologica et Canonica 2. 24/16 (2013)

IUS CANONICUM - Péter Erdő, Le liturgie orientali dopo la Sacrosanctum Concilium - Aspetti teologici e giuridici

LE LITURGIE ORIENTALI DOPO LA SACROSANCTUM CONCILIUM 155 ca di come vivere la piena comunione anche istituzionale tra chiese che usano apparati concettuali diversi29 sviluppatisi legittimamente per la loro organiz­zazione30. Le ricerche fatte su tali problemi nel campo delle liturgie orientali possono dare un valido contributo anche all’approfondimento più generale del dialogo ecumenico con tutte le Chiese orientali. La liturgia infatti come osserva il Cardinale Leonardo Sandri “ci radica in quell’amore di Dio che deve ispirare ogni opera nella Chiesa”31. Intanto offrono orientamenti fondamentali per l’applicazione dei riferimenti liturgici del codice orientale sia il Direttorio Ecumenico del 19933\ che l’Istruzione appena citata della Congregazione per le Chiese Orientali del 6 gennaio 1996, emanata appositamente per l’applicazione delle prescrizioni liturgiche del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali. Quest’ultima istruzio­ne ribadisce il ruolo centrale della liturgia rispetto a tutto il patrimonio proprio delle chiese orientali, la quale è la somma espressione dell’intera eredità di queste chiese33. Essa è la fonte d’identità delle singole chiese orientali34. Il documento si sofferma sull’importanza della Tradizione nella liturgia e richiede che vengano eliminati gli elementi che hanno alterato l’autenticità delle tradizioni liturgiche proprie35. Non è però sempre facile distinguere lo sviluppo organico e spontaneo di una liturgia da quello che si chiama influsso esterno o alterazione. Anche il ritorno alla propria Tradizione liturgica poteva avere diversi significati. Tutto ciò aveva un senso speciale nei paesi ex-comu­nisti, dove 1’esistenza delle chiese cattoliche orientali era proibita come in Cecoslovacchia, in Romania o in Ucraina. In questi paesi c’erano delle gener­azioni che non avevano occasione di conoscere la loro liturgia in celebrazioni pubbliche. Il ritorno alla Tradizione significava quindi uno sforzo appassionato alla rinascita. Risulta pure un problema pratico nella vita quotidiana delle par­29 Cfr. per es. Mazza, E., Due differenti concezioni del racconto istituivo: “consacrazione" o “trasmissione" del typos dell’eucaristia, in Giarudo, C. (ed.), The Anaphoral Genesis of the Institution Narrative in Light of the Anaphora of Addai and Mari (Acts of the International Liturgy Congress. Rome 25-26 October 2011) [Orientalia Christiana Analecta 295], Roma 2013.335-362. 30 Cfr. per es. Nedungatt, G., The Synod of Dadisho revisited in the light of the typology of Peter, in Giarudo, C. (ed.), The Anaphoral Genesis of the Institution Narrative in Light of the Anaphora of Addai and Mari, 141-146. 31 Discorso del Cardinale Prefetto Leonardo Sandri in occasione dell’apertura dell'anno accade­mico 2013/2014 al Pontificio Istituto Orientale. 32 Direttorio per l’applicazione dei principi e delle norme sull’Ecumenismo (25 mart. 1993): AAS 85 (1993) 1039-1119. Congregazione per le Chiese Orient ali, Istruzione per l’applicazione delle prescrizioni liturgiche del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, “Il Padre incompren­sibile” (6 ian. 1996): Enchiridion Vaticanum, XV. 6-93, nn. 5-235. 33 Congregazione per le Chiese Orientali, Istruzione per l'applicazione delle prescrizioni litur­giche del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali (6 ian. 1996), n. 13: Enchiridion Vaticanum, XV. 17-18, n. 34. 34 Ivi n. 16.: Enchiridion Vaticanum, XV. 20, n. 41. 35 Ivi n. 18.: Enchiridion Vaticanum, XV. 21, n. 44.

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