Folia Theologica et Canonica 1. 23/15 (2012)

IUS CANONICUM - Géza Kuminetz, Alcune osservazioni sulla vocazione, sulsacerdozio e sulla formazione al sacerdozio

ALCUNE OSSERVAZIONI SULLA VOCAZIONE SUL SACERDOZIO... 251 Ora ci si domanda: ma per quale motivo il sacrificio, come speciale opera umana è il culmine e la sorgente della relazione fra Dio e l’uomo? Perché il sac­rificio è proprio l’elevazione della preghiera nel senso più specifico? Durante il sacrificio, il sacerdote pone visibilmente qualcosa a Dio. Ma cosa potrebbe dare 1’uomo a Dio a cui appartiene il cielo e la terra e tutte le sue ricchezze? L’uomo non pud dare a Dio niente altro ehe se stesso, più precisamente e senza riserve, la sua liberté e il suo cuore. Nel sacrificio, da parte dell’uomo, si mani­festa completamente la ricerca di Dio e in esso matura la realizzazione di questa speranza: 1’opera consacratoria di Dio rende felice l’uomo. Quello che 1’uomo vuole dire a Dio e quello ehe si aspetta da Lui succede in modo molto espressi­vo nel sacrificio; e cio ehe Dio vuole dare all’uomo orante, si accumula e fiorisce nel sacrificio. Per questo, a buon diritto, possiamo considerare la celebrazione dei sacrificio come l’attività più specifica del sacerdote. Con questa affermazio- ne non vogliamo negare 1’importanza dei munus docendi e regendi. Ma è certo che esiste fra di loro una certa gerarchia. II loro coordinamento e la loro equilib- rata funzione non nega necessariamente questa gerarchia. II culmine e la sor­gente è proprio il sacrificio nella vita religiosa. Naturalmente 1’insegnamento, gli atti, i miracoli e tutta la vita di Cristo fanno parte dell’opera salvifica, ma il centro della redenzione è il sacrificio. II. I SACERDOTI Dl CRISTO Il sacerdote di Cristo non è un semplice hiereus che svolge déllé funzioni cul- tiche e mistiche in un santuario, lontano dal popolo. Anche i pagani hanno un simile sacerdote. Le confessioni protestanti hanno pure il loro pastore. Ma sol- tanto i cattolici (e gli ortodossi) hanno il vero sacerdote che nello stesso tempo assume anche il ruolo di pastore e di apostolo. La parola pastore-sacerdote è lu­ce per il credente che brancola nel buio e nelPoscurità. L’insegnamento non è una sua invenzione e non è neanche una pura saggezza umana, ma una vérité ri- velata, ovvero una stella che brilla con luce costante nella nostra nőtte di solitu­dine e di tentazione. II sacerdote cattolico si santifica non soltanto attraverso i sacramenti, ma anche attraverso le parole, la vita ed ogni sua attivité. La gran- dezza dei suo incarico proviene da essi che, in un certo senso, lo esegue in modo solitario. Vive da solo, ma non perché non ha dei amici oppure fratelli e delle sorelle, ma per la grandezza di tale incarico. In un mondo incredulo e moite volte indifferente, egli deve aprire una strada verso la vérité e la grazia del Si­gnore Gesù.7 Ne risulta ehe lo attendino delle prove qualificate. E se supera queste prove, il suo servizio diventa sempre più efficace. Quello che per sé è la sorgente più grande della sua forza, puo di ventare un fattore pericoloso: l’enor­7 Cfr. Schütz, A., Az Ige szolgálatában (A servizio della Parola), Budapest 1928. 447.

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