Folia Canonica 12. (2009)

STUDIES - Georges Ruyssen: Forme istituzionali di collaborazione interrituale, ieri ed oggi

FORME ISTITUZIONALI DI COLLABORAZIONE INTERRITUALE... 97 Rimangono tuttavia alcuni inconvenienti: 1) un gran numero di gerarchi per la stessa città o sede, come per esempio a Beyrouth dove ci sono 6 vescovi cattolici, ed ad Aleppo o al Cairo dove ci sono rispettivamente 6 e 5 gerarchi diversi. La sede patriarcale d’Antiochia viene occupata da tre patriarchi cattoli­ci (siro, greco-melkita e maronita)7. 2) I patriarchi esercitano la loro giuris- dizione sui territorio delle altre sedi patriarcali; in pratica tutti sono patriarchi per l’intero Medio-Oriente. 3) Ciascun gerarca ha la tendenza di impegnarsi soltanto per gli interessi della sua propria comunità, mentre ci sono degli inter- essi comuni a tutte le Chiese nella detta regione. Questi interessi rischiano di essere negletti per il motivo ehe trascendono i confini della propria comunità e ehe non c’è nessun gerarca responsabile per tali interessi. Per lo più, nessun ger­arca è sufficientemente “forte” per trattare da solo in modo efficace gli interes­si maggiori e vitali della Chiesa tali: l’insegnamento, l’azione cattolica, la carità, i mezzi di comunicazione, le relazioni con lo stato, le síidé politiche, 1’evange- lizzazione, l’ecumenismo, il dialogo interreligioso, etc. È chiaro ehe le suddette questioni possono soltanto essere affrontate in modo efficace dalfinsieme dei gerarchi della stessa regione; anche per evitare la dispersione di energie e la moltiplicazione di iniziative, opere e costruzioni8. Perciô, se la molteplicità delle giurisdizioni viene mantenuta e raccomanda- ta dalla OE n° 4, lo stesso paragrafo richiede la collaborazione interecclesiale o interrituale9 in assemblée dei gerarchi delle varie Chiese sui iuris, secondo un modello sinodale10 (cf. infra). In un territorio retto da varie giurisdizioni eccle- siastiche, le materie e questioni più gravi vengono irattaté meglio da un assem- blea dei gerarchi che da ciascun gerarca da solo. Questo garantisce la coordi­7 Annuario Pontificio 2010, 3—6. 8 Edelby — Dick, Les Eglises (nt. 4), 193—194. Per altre soluzioni altrettanto non réaliste e che mirano in un modo o nell’altro all’unificazione delle giurisdizioni tanto episcopali che patriarcali; si veda: ibidem, 194-195. Gli autori sottolineano come tale unificazione sarebbe pregiudizievole per l'interesse superiore del cattolicesimo, estremamente pericoloso e di fatto irrealizzabile; si veda: ibidem, 195-197; si veda anche J. Hoeck, Decree on Eastern Catholich Churches, in Vorgrimler, H. (ed.) Commentary on the Documents of Vatican II, vol. 1, New York 1967, 316 c W. DE Vries, II decreto conciliaire sulié Chiese orientali cattoUche, in La CiviUtà Cattolica 116 (1965) 112, ehe parla dell’utopia di voler unificare le gcrarchie cattoliche nel Medio Oriente a causa dei contrasti ehe sor- gono fra le diverse comunità che hanno tutte la loro propria storia. 9 Esposito usa il termine “infraritualc”, R. Esposito, Decreto suile Chiese orientali, Roma 1965, 98. Una tale collaborazione presuppone : 1) creare uno spirito di collaborazione fra le diverse co­munità, cioè imparare ad aiutarsi, ad apprezzarsi e a coltivare incontri e contatti personali; 2) evitare una dispersione delle forze, per esempio in una piccola città, la chiesa c la scuola potrebbero essere usate da varie comunità; 3) non spingere l’autonomia di giurisdizione fmo all’estremo, par esempio se si tratta di un piccolo numero di fedeli di un altro rito, essi possono essere affidati al parroco dei luogo, anche se di un altro rito e 4) unificare le forse ovunque l’interesse della comunità propria non è strettamente in gioco, per esempio ncll’insegnamento, nelle opere di carità, nei rapporti con le autorità civili, nella stampa e l’ecumenismo etc. Si veda: Edelby — Dick, Les Eglises (nt. 4), 198. 10 Per tutti questi interessi comuni, oggetto di collaborazione interecclesiale, il responsabile non è un unico individuo, ma un collegio di tutti i gerarchi operanti nello stesso territorio, al livcllo dei patriarcato o al livello dell’eparchia, per esempio tutti i vescovi dclla stessa città; si veda: ibidem, 198.

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