Folia Canonica 9. (2006)
STUDIES - Carlos Larrainzar: L'edizione critica del decreto di Graziano
86 CARLOS LARRAINZAR manoscritto P giacché, dopo i suoi primi studi, Rudolf Weigand lo giudicö come il secondo codice più antico e prezioso, dopo Fd, per quellarapida edizione critica della erste Redaktion alla quale aspirava.24 Penso tuttavia che oggi si debba dare il giusto rilievo ai risultati della ricerca pubblicata da Luis P. Tarin sopra D.37: qui si portano elementi significativi e sufficienti per emendare l’opinione di Weigand e prendere in considerazione la possibilité che il manoscritto P sia un apografo di Bc. Questa è in effetti lamia opinione. Perô manca il tempo per entra- re nei dettagli, né mi dilunghero öltre su questo argomento, sul quale mi pare che non si possa ancora dire una parola definitiva. Mi rimetto dunque ai dati e agli ar- gomenti pubblicati nello studio di Tarin.25 Un caso a parte è rappresentato dai manoscritti austriaci della Stiftsbibliothek di Admont Aa 23 cAa 43 ehe, come si sa, assieme ci trasmettono una singolaris- sima redazione dei Decretum. En passant noto ehe in Aa si trova la In prima parte agitur assieme con un’altra introduzione, la Hoc opus inscribitur, molto divertanto, si íratta di una variante peculiare in contrasta con gli altri codici antichi: in Aa 23 (177v) si legge solo Aug(ustinus), in Fd{42ra) e P (149va) si legge Idem, in Be (166rb) si legge Idem de verbis Domini. Per ulteriori dettagli sul tema si veda anche la nota 42 del mio studio citato sopra alla nota 19. 24 La sua opinione iniziale fu ehe i codici antichi risalivano tutti allamedesima epoca: questi si sarebbero cosi potuti utilizzare allô stesso modo. Si veda R. Weigand, ‘Zur künftigen Edition des Dekrets Gratians’, in ZRG Kan. Abt. 83 (1997) 32-51, da cui segnalo: “können und müssen nach den vorausgehend gebrachten Beispielen alle vier Handschriften (fast) in gleicher Weise herangezogen werden. Doch kann Fd für die Textgestaltung nicht allein die Basishanschrift sein. Nach meinem allerdings nur relativ flüchtigen Überblick wird man eher davon auszugehen haben, dass Fd Aa Be P von etwa gleichem Wert sind, wo die jeweilige Erstfassung noch vorhanden ist, so dass die Textgaltung freier erfolgen kann und muss” (44). Tuttavia, dopo aver analizzato più a fondo le cose Weigand cambiô opinione e giunse a ritene- re che P fosse il secondo manoscritto più antico della erste Redaktion del Decreto: cf. R. Weigand, ‘Chancen und Probleme einer baldigen kritischen Edition der ersten Redaktion des Dekret Gratians’, in BMCL 22 (1997-1998) 53-74, in particolare 68. 25 Cf. L. P. Tarín, ‘An secularibus litteris’, sopra alla nota 15, soprattutto 491M98 e in particolare la nota 40 per i dati sui quali si fonda questo punto di vista. L’unica objezione aparente para questa conclusione potrebbe venire da questo fatto: se si mettono a confronto P e Bc, si nota ehe nel manoscritto catalano vi è un unico errore suo proprio, peculiare, per homeoteleu- ton in C.7 q. 1 c. 13 - come si è visto più sopra, alla nota 10 - e Terrore è emendato mediante un’aggiunta a margine. FdeP mancano di questo difetto. Se P è stato copiato da un modello come Be“c non avrebbe senso la presenza in P di un frammento ehe manca in Bc, salvo il caso ehe questa correzione a margine risalisse a un momento anteriore a quello di queste altre corre- zioni di Bc che lo avvicinano alie fonti e a Fd. Questa correzione di Bc dovrebbe essere Temendazione immediata-cioè prima di terminare la copia o durante la sua produzione-di un errore dei copista, perché è presumibile che il suo modello non contenesse Terrore. E, in effetti, le cose stanno cosi: da un esame diretto dei codice Be (f. 151 rb) si evince ehe questa correzione a margine è stata fatta dalla mano principale: lo stesso copista ehe trascrive il corpo della Concordia antica.