Folia Canonica 9. (2006)
STUDIES - Carlos Larrainzar: L'edizione critica del decreto di Graziano
L’EDIZIONE CRITICA DEL DECRETO DI GRAZIANO 87 sa e molto più breve, per la quale già da José Miguel Viejo-Ximénez26 nel 1998 — come risultato di uno studio su C.29, e dell’edizione della stessa causa - fu proposta una datazione “antichissima”. Venendo ora al nocciolo della questione, che cos’ha di singolare questo testimone rispetto a tutti gli altri codici antichi? A mio modo di vedere due dati sono particolarmente rilevanti. Il primo: con assoluta certezza sappiamo ehe A a è una copia tarda, non anteriore all’anno 1160, né successiva al 1170. Il secondo, di importanza ancora maggiore: il copi- sta o i copisti di Aa hanno mischiato letture e testi dei codici che furono loro mo- delli di riferimento, codici che a loro volta appartengono a momenti diacronici differenti nell’evoluzione déllé redazioni dell’opera. Percio Aa non puô né deve essere utilizzato assieme ai manoscritti Bc Fd P, né tanto meno si deve pensare a una recensio mixta tra questo e quelli, sebbene Aa aiuti a verifícare alcíme letture e sebbene apparentemente sia Punico esemplare con una “redazione completa” della Concordia antica. 13. Per comprendere meglio questo fatto basta considerare come sono state composte le exceptiones finali dei manoscritti austriaci, aggiunte perché i codici contenessero una versioné completa dell’esteso Decretum divulgato: questi fo- gli sono abbastanza differenti dalla “collezione di additiones bononienses” di Fd o dalle addizioni marginali o complementari di Be. II loro titolo dice tutto: exceptiones quorundam capitulorum in corpore libri omissorum. Esse sono inoltre or- ganizzate secondo le tradizionali divisioni sistematiche delPopera: rispettiva- mente le distinctiones, le causae e le quaestiones. E evidente, poi, ehe queste exceptiones si sono prodotte mettendo a confronto i contenuti del “modello” della Concordia breve, inizialmente copiato da un modello antico, con un altro, o con altri esemplari di un Decretum esteso, divulgato, diffuso dopo il 1150: le exceptiones di Aa sono il risultato residuale di questa comparazione.27 26 Cf. J. M. Viejo-Ximénez, ‘La redacción original de C.29 dei Decreto de Graciano’, in lus Ecclesiae 10(1998) 149-85, dove sottolineava questo fatto: “las sobrias palabras de Hoc opus inscribitur son un escueto restimen de C.29, que contrastan con el carácter más técnico y ela- borado dei texto de In prima parte agitur. Pero, sobre todo, en la In prima parte agitur existe una referencia explicita a los temas considerados por las auctoritates que faltan en la version admonatense de C.29 y, al contrario, la introducción Hoc opus inscribitur se ajusta al conteni- do de lo que venimos considerando como la redacción original de C.29; véase, por ejemplo, cômo en aquella introducción se considera el terna de coniugiis que dolo et fraude contrahuntur y cómo se anade más adelante de sends etiam ibidem generaliter agitur” (177-178). 27 Dalle critiche che fa al mio studio sopra Fd, risulta chiaro che Winroth non ha compreso quali sono le differenze tra gli uni e gli altri codici, poiché sostiene che i manoscritti Aa, per il fatto stesso di esistere, forniscono un argomento che contraddice le mie valutazioni cronologi- che sopra la possibile datazione di Fd, quando invece la logica corretta dei dati è inversa a quella ch’egli propone (cf. sopra nota 1, 213-214). In effetti, il modo in cui furono prodotti i codici di Admont, e la loro data di composizione relativamente “tarda”, rendono quasi impossibile credere che si ignorasse l’esistenza di un Decretum esteso, già diffuso. E, per questo mo- tivo, si compongono le exceptiones complementari, ordinate tra l’altro secondo la struttura co-