Folia Canonica 5. (2002)

STUDIES - Natale Loda: La formula sicut pater et caput relativa al Patriarca mel c. 55 CCEO e le sue implicanze giuridiche

114 NATALE LODA Come si nota tale formulazione conciliare riprende i vari titoli, status qualitá e propriété che confermati dalle Lettere sinodali ed approvati dai Concili prece­dent! venivano giá applicati ágii Imperatori ed ágii altri Patriarchi, ma óra in un contesto nuovo e piú ristretto erano riservati al solo Pontefice per confermame il di lui primato36. Risulta plausibile e chiaro dalle discussioni preparatorie come la titolazione generale e per quanto riguarda quella relativa al pater et caput non fosse riservata al solo Pontefice ma applicata senza problemi ed indifferente- mente anche agli Imperatori ed altri Vescovi e Patriarchi naturalmente secondo una base e delimitazione potestativa e territoriale.37 Si noti corne taie definizione dei Concilio di Firenze fu ripresa dal Concilio Vaticano I con la stessa modalité ífaseologica nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa Pastor Aeternus nel capitolo III restringendone ulteriormente il senso e significato applicativo ecclesiologico.38 Per quanto riguarda 1’inserimento di tale formula nel CCEO, ci si deve rifare ai lavori della Pontificia Commissione per la Redazione dei Codice di Diritto Ca­nonico Orientale ehe al c. 231 §1 del testo del 1945 che poi sarebbe sfociato in CS, ha aggiunto la clausola: “quippe qui amplissima potestate suo cuique patriarchatui seu ritui tamquam pa­ter et caput praesunt”. Dalle ricerche effettuate tale frase avrebbe le sue fonti nel Synodicon Orien­tale dei 41039; nel Synodus Provincialis Ruthenorum (Zamosciae) dei 26 agosto 1720;40 e nel Sinodo Libanese dei Maroniti dei 1736 approvato da Benedetto mini et Filii”), nel Concilio Costantinopolitano III nella Lettera sinodale di Papa Agatone; S. Giovanni Crisostomo, Homilia LXXXVIII, (“hic praefecturam in fratres habuit”), in PG 58,480. 35 In Mansi, vol. XXXI, suppi., ora in Concilium Oecumenicorum Decreta, G. Alberigo (ed.), Bologna 1993,528. Tra i vari titoli dati al Romano Pontefice si paria di pater et caput ri­servati anche agli altri Patriarchi, nonché agli Imperatori. Si veda J. Gill, The definition of the primacy of the Pope in the Council of Florence, in The Heythrop Journal 2 (1961) 14-29. 36 Se ne veda la giustificazione nei dibattiti del Concilio di Firenze relativamente al primato della Chiesa di Roma ehe non poteva essere uguale alle altre Chiese patriarcali ma capo delle altre Chiese in quanto fondata da Pietro capo degli apostoli. Tale tesi era sostenuta e confutata da Giovanni di Montenero o.p. Andreas de Santacroce (advocatus consistorialis), Acta Latina Concilii Florentini (quae edidit G. Hofmann S. J.), VI, Roma 1955 231-236 soprattutto il Ser­mo prius Johannis de Montenigro, De primatu. Continuava Giovanni di Montenero dicendo che relativamente agli Imperatori ed agli altri Patriarchi contre la convinzione che la Chiesa fosse fondata sui cinque patriarcati, che l’ordine di Cristo stesso era nel conferire il potere ad un solo Apostolo e non a quattro o cinque. Vedasi anche J. Gill, The definition (nt 35), 20 e ss. Risulta comunque evidente che la titolazione riservata ora nella discussione del primato al Pontefice era tranquillamente applicata ed estesa allTmperatore ed ai Patriarchi. 37 Andreas de Santacroce (advocatus consistorialis), Acta Latina (nt. 36), 246-247. 38COD, 813.

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