Folia Canonica 2. (1999)
STUDIES - Manlio Bellomo: Appunti per una metodologia della ricerca storico-giuridica
18 MANLIO BELLOMO Se non si vede questa stella polare, costituita dal binomio oralità-fluidità delle scritture, si corre il rischio di compiere ricerche ehe non possono portare ai risultati immaginati e sperati. Mi riferisco alla tradizione di studi improntati alia filológia lachmanniana. Posso fare un esempio. Come è noto, Kantorowicz ha studiato a lungo le Quaestiones statutorum di Alberto Gandino e dello stesso giurista il Tractatus de maleficiis, e dei Tractatus ha dato pure un’edizione18. Kantorowicz ha supposto che Alberto Gandino avesse redatto il suo Tractatus de maleficiis come opera “in forma”: cioè canonizzata quanto alia forma letteraria dell’insieme, alla sequela e al numero dei testi. Sulla base di questa supposizione, ma posto innanzi a redazioni dei Tractatus de maleficiis ehe non coincidono per una o per altra ragione, Kantorowicz ha compiuto un lavoro immenso e defatigante, per cercare quelle somiglianze e differenze ehe avrebbero dovuto consentire di stabilire le diverse “Texststufen”, o “fasi redazionali” della medesima opera: naturalmente, come ha bene avvertito e come è da condividere, con 1’accortezza di non contaminare le diverse e differenti redazioni, per evitare di costruire un testo ideale mai esistito nella mente e per 1’opera di Alberto Gandino. Kantorowicz ha cos! creduto di individuare tre fasi di redazioni, ma poi ha dovuto ammettere ehe altri manoscritti documentano almeno altre quattro fasi di successive redazio- ni19. Sette redazioni di una sola opera mi paiono davvero troppe. Non solo: seguendo i canoni ehe i romanisti adoperavano ai suoi tempi, Kantorowicz è andato pure alia caccia delle interpolazioni, ha depurato ciascuna redazione delle possibili interpolazioni20, ed ha cosl frantumato l’unità di una testimonianza ehe documenta ad un tempo Alberto Gandino e il giurista che lo ha utilizzato e annotato. Non basta: per ogni manoscritto di ciascuna redazione Kantorowicz ha dovuto redigere un copioso apparato di note critiche, per dare conto di varianti testuali a volte non insignificanti, sicché, se teniamo in conto anche tali varianti, le redazioni si moltiplicano esattamente per il numero dei manoscritti esistenti e noti. E siamo dunque a Pasquali. Cioè a quella diversa filológia, che si è allontanata dai postulati di Lachmann, per sostenere ehe ciascun manoscritto è un esemplare per se stesso, è una creatura “unica”: puö somigliare più o meno 18 H. Kantorowicz, Albertus Gandinus und das Strafrecht der Scholastik, II, Die Theorie. Kritische Ausgabe des Tractatus de maleficiis nebst Textkritischer Einleitung, Berlin-Leipzig 1926. 19 H. KANTOROWICZ, Albertus Gandinus, XIII-XIV: “Gandinus hat den Tractatus de maleficiis dreimal niedergeschrieben; nach seinen Tod wurde das Werk noch viermal umgearbeitet...”. 20 Per un esempio, vd. H. KANTOROWICZ, Leben und Schriften des Albertus Gandinus, in Zeitschrift Savigny-Stiftung für Rechtsgeschichte, R.A. 44 (1924) 345 nt. 15, a proposito di una quaestio di Iacopo d’Arena.