Szent Benedek-rendi Szent Imre katolikus gimnázium, Pannonhalma, 1940
36 7. La formazione artisiica. L'uomo che pensa e segue con attenzione il lavoro agile e quasi febbrile della formazione artistica, e che sente i gridi di battaglia dei metodi antichi e nuovi, e che vede una schiera di ragazzi immersa nelle bellezze della natura e dell'arte, e un maestro preso dal desiderio di realizzare un insegnamento artistico, si ferma per un momento per domandarsi: a che cosa serve tutto questo? Ouando induciamo l'uomo a gustare e ad esercitare l'arte come una cosa viva, ci si domanda se l'arte diventi più ampia, l'umanità più ricca, cioè se l'uomo ci guadagni qualche cosa, se possiamo migliorare il mondo e renderlo più gradito. Veramente questo desiderio di una formazione artistica deve essere concepito come una cosa che non è per se stessa ma che serve a scopi più ideali, per cui l'umanità potrebbe capire, desiderare, domandare, cercare e vivere la bellezza e avvicinarsi cosi alla fonte della bellezza eterna, Dio. Ouesti sono i concetti ideali della formazione artistica nella nostra scuola. Tutta la formazione nella letteratura, nel disegno, nel canto e nella musica si è diretta verso questo scopo eterno. Secondo le istruzioni delle scuole medie uno scopo della formazione letteraria ungherese è la formazione dei gusto: la nostra scuola si è sforzata di formare questo buon gusto attraverso l'analisi di brani letterari ungheresi, si che i nostri allievi si appassionino alla vera letteratura ungherese. Dunque abbiamo avuto cura della lettura perché anche a saper leggere bisogna imparare. Goethe disse di sè: »Gli uomini non sanno quanto tempo e fatica occorrono per imparare a leggere. Io ho avuto bisogno di ottanta anni e neanche ora ho raggiunto lo scopo.« Ci siamo sforzati di insegnare la buona recitazione, facendo si che i ragazzi, dopo la lettura dei professore, recitassero brani soprattutto dialogati e più drammatici con distribuzione delle parti. Cosi si è tentato di far gustare la bellezza delle letture dal punto di vista della recitazione. Nella prima classe i ragazzi che leggono meglio sono Giuseppe Bencze e Emerico Gyöngyössy; nella seconda Alessandro Jàki e Emerico Vizkelety. Non abbiamo dimenticato neanche l'esercizio della recitazione artistica delle poesie. Accanto alla immedesimazione compléta i piccoli recitatori si sono studiati di essere naturali. Fino ad ora i più abili nella recitazione delle poesie sono stati: nella prima Stefano Dobàk, Emerico Gyöngyössy, Giovanni Szabó; nella seconda: Alessandro Jáki, Adamo Pattantyús e Emerico Vizkelety. Secondo le istruzioni, la formazione ne/ disegno ha avuto come scopo più alto di formare il gusto nazionale di forma e di colore. Alla fine dell'anno il professore di disegno ha fatto un'esr bizione dei disegni dei ragazzi più abili. Anche "il lavoro dei nostro lettore italiano ha servito a questo