Kárpáti Zoltán - Liptay Éva - Varga Ágota szerk.: A Szépművészeti Múzeum közleményei 101. (Budapest, 2004)

LETÍCIA M. DE FRUTOS SASTRE: "Il piu glorioso triompho della gran Galleria di Sua Ecc.za." Il Correggio del VII marchese del Carpio

il cardinal Crivelli non fu mai Nunzio in Spagna e móri a Milano nel 1768. Una qualche relazione fra il Crivelli e la Spagna potrebbe essersi verificata a seguito del suo incarico alla nunziatura di Vienna, assunto nel dicembre del 1753, e di un suo rapporte con la corte dei nobili spagnoli filo austriaci che vivevano in esilio nella capitale dell'Impero. Va ricordato, infatti, che nei primi decenni del XVIII secolo molti nobili che avevano appoggiato la causa dell'arciduca Carlo d'Asburgo furono costretti all'esilio, dando vita ad una sorta di "Corte parallela" la cui emanazione a Madrid era il cosidetto "Consejo Supremo de Espana". Fra questi nobili si trovava pure la erede di don Gaspar, dona Catalina de Haro y Guzmán, che nel 1688 aveva sposato don Francisco Alvarez de Toledo, divenuto nel 1711 XI duca d'Alba. I due avevano lasciato nel 1710 la Spagna diretti in Italia e dal 1713 si erano stabiliti a Vienna, portandovi una parte dei propri dipinti, fra gli altri, probabilmente, quello vincolato del Correggio. 26 Si puô ipotizzare che l'originale giungesse a Vienna con la duchessa che potrebbe averlo venduto o donate prima del 1733, anno della sua morte. Quindi potrebbe esser pervenuto al Crivelli ai tempi della sua nunziatura. A questo punto si possono aggiungere i passaggi segnalati dal Gould: il quadro sarebbe passato dal Cardinale a suo fratello il duca Crivelli che, a sua volta, lo avrebbe venduto al principe Nicola Esterházy, famelico collezionista ungherese. 27 Nel 1870, con altre opere della sua raccolta, l'opéra diventa proprietà dello Stato, entrando a far parte dello Szépművészeti Múzeum di Budapest, dove tuttora si conserva. 28 In ogni caso, l'esistenza délie due copie citate complica l'identificazione dei passaggi di ciascuno dei tre quadri, tenendo conto che esse avevano le Stesse misure ed erano in tutto uguali. In ogni caso, tenendo conto del matériáié da noi rinvenuto e qui pubblicato, riteniamo possibile che la pittura originale del Correggio, già dell'Orsini e poi vincolata dal Carpio, abbia compiuto il suo viaggio da Napoli fino a Budapest ad opera della sua erede che l'avrebbe portata con sè a Vienna. Anche se il dipinto era una délie più famose opere del Correggio, non lo troviamo menzionato nei trattati artistici che parlano dell'Allegri fmo al 1652, anno in cui il gesuita Giovan Domenico Ottonelli si riferisce ad essa nel suo Trattato della pittura e scultura. Uso et abuso loro, realizzato con l'aiuto di Pietro Berrettini da Cortona, in cui ci fornisce, tra l'altro, una série di dati che ci permettono di ricostruire un tratto della storia précédente dell'opera. 29 Sembra che il dipinto, in possesso del cardinale Pietro Aldobrandini almeno nel 1626, 30 passasse nelle mani di suo nipote, il cardinale 26 Si veda V. León Sanz, Entre Austrias y Brobones. El Archiduque Carlos y la monarquia de Espana (1700-1714), Madrid 1993. 27 II dipinto si registrava nelP inventario di dipinti di Esterházy nel 1812. 28 Ci siamo basati sul catalogo di Cecil Gould per studiare la fortuna del dipinto, anche se si credeva che fosse uno di quelli inviati dal Carpio in vita in Spagna, dove l'acquistô il monarca. Secondo i documenti presentati, il dipinto era ancora a Napoli dopo la morte del marchese. Corne vedremo l'esistenza di altre copie e versioni dell'opera hanno messo in dubbio l'identificazione di provenienza dell'opera conservata a Budapest. 29 Odomenigico Lelenotti [Giovan Domenico Ottonelli]-Prinio Prenetteri [Pietro da Cortona], Trattato della pittura e scultura. Uso e abuso loro, 1652; ediz. critica a cura di V. Casale, Treviso 1973, 155. 30 Klára Garas lo aveva identificato con il n. 39 dell' inventario della collezione Aldobrandini redatto nel 1626, si veda K. Garas, "Una Madonna che alatta il Bambino con un'angelo appresso, d'Antonio da Correggio," in Arte Antica e Moderna 10 (1960).

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