Csornay Boldizsár - Dobos Zsuzsa - Varga Ágota - Zakariás János szerk.: A Szépművészeti Múzeum közleményei 99. (Budapest, 2003)

FAIETTI, MARZIA: Uno studio di Amico Aspertini per la perduta Resurrezione in San Petronio a Bologna

Due disegni agli Uffizi (inv. n. 6158F e inv. n. 1452F) 30 sono costruiti con tratti a penna altrettanto vigorosi, ma al contempo presentano un sistema di tratteggi paral­leli ed incrociati assente nel nostro foglio, dove prévale il tratto lineare o il tratteggio parallelo. Lo stile stenografico e quasi corsivo ne definisce la funzione di appunto mnemonico per l'„invenzione" e spiega alcune divergenze con l'affresco, dove infatti Cristo risultava genuflesso. E' soprattutto sotto il profilo iconografico che il disegno di Budapest attrae la nostra attenzione. Esso mostra la sua appartenenza a quella variante iconografica della Resurrezione raffigurante Cristo librato in aria al di sopra del sepolcro (una sorta di Resurrezione ascensionale che si confonde con YAscensione o con la Trasfigurazione), elaborata per la prima volta nel corso del Trecento a Firenze, sviluppata a seguito nel Nord Europa e giunta al massimo apogeo in epoca manierista e barocca. 31 Tra Riforma e Controriforma il tema si arricchi di valenze simboliche ed allegoriche, fino ad in­cappare nella revisione critica formulata da Juan Interian de Ayala, che nel Pictor christianus eruditus del 1730 ne stigmatizzö la forte vicinanza alla Ascensione. Il disegno di Amico non mostra la parte sottostante dell'affresco, ma essa è in parte arguibile dalla descrizione di Vasari, incentrata sulla moltitudine di soldati, al­cuni dei quali schiacciati dalla lapide del sepolcro che incombe su di essi. Il dettaglio del sepolcro aperto è assai importante perché si ripresenta nella variante della Resurrezione con Cristo scavalca il bordo del sarcofago, che già nel 1570 il prelato fiammingo Ian van der Meulen (Johannes Molanus) aveva giudicato errata, seguito dal cardinal Federico Borromeo (De pictura sacra, 1624), dallo stesso de Ayala, e da altri ancora; tra essi, il teologo Sandinus e i gesuiti Jaime Alvarez de Paz e Pierre Coton che contestavano il sepolcro aperto adducendo come prova la testimonianza del Vangelo di Matteo, mentre il cardinal Borromeo reputava erroneo persino rappresen­tare i soldati a terra e spaventati, ricordando corne solo dopo che il Salvatore era uscito dal sepolcro, i custodi, awertiti dal rumore dellAngelo che rovesciö la pietra, si accorsero dell'accaduto. 32 L'iconografia proposta da Amico a meta circa degli anni Venu, con il Cristo solle ­vato al di sopra del sepolcro aperto, al cospetto dei soldati atterriti dallévento e in parte schiacciati dalla pietra sepolcrale, raccoglieva dunque in sé tre errori, destinati con il passare del tempo ad essere corretti dall'intervento dei teologi e dellautorità ecclesiastica. Tuttavia allépoca della decorazione della cappella della Pace, una tale Ibid., 87-290, n. 73 e n. 74. Réau, L., Iconographie de l'Art Chrétien, Iconographie de la Bible II, Nouveau Testament, Paris 1957, pp. 538-550 (cf. in particolare pp. 547-549, n. 4); Wilhelm, P., Auferstehung Christi, in Lexikon der Christlichen Ikonographie I, Allgemeine Ikonographie A bis Ezechiel, Rom-Freiburg-Basel-Wien 1994, pp. 201-218 (cf. soprattutto p. 215). Una casistica piuttosto ampia dell'iconografia in esame è contemplata in Schrade, H., Ikonographie der Christlichen Kunst. Die Sinngehalte und Gestaltungs­formen I, Die Auferstehung Christi, Berlin-Leipzig 1932; si veda anche Bologna, F., L'incredulità del Caravaggio e l'esperienza delle „cose naturali", Torino 1992, pp. 409-410, n. 71, A). Gli esempi sono tratti da Bologna (op.cit. [n. 31] pp. 105-106), che a sua volta Ii attinge dal testo classico di Emile Mâle, da parte sua aggiungendo un nutrito elenco relativo aile diverse raffigura­zioni della Resurrezione (vedi in particolare la n. 71 aile pp. 404-411).

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