Csornay Boldizsár - Dobos Zsuzsa - Varga Ágota - Zakariás János szerk.: A Szépművészeti Múzeum közleményei 97. (Budapest, 2002)
RITOÓK SZALAY, ÁGNES: FLAVA THALIA: un quadro e una poesia di Janus Pannonius
nemmeno. E' diverso il caso degli dei. Essi si intromettevano anche nella quotidianità degli uomini, quindi potevano anche munirsi di aspetto umano. Diventano riconoscibili perché il loro aspetto esterno è immutabile, spesso indica anche la loro attività, e l'epiteto fisso lo rende ancora più accentuato. Non si puô trovare una fonte antica per la rappresentazione particolare della Musa da parte di Janus perché egli présenta la Musa, prima mai descritta in questo modo, con un epiteto alludente a un aspetto propriamente terrestre. Siamo di fronte a una coraggiosa innovazione. Sapendo che Janus non scriveva per nascondere poi le sue poésie nei cassetti della scrivania, infatti, anche qui indirizza le sue parole al lettore chiamandolo "lector amice", egli doveva temere la critica contemporanea, i censori spietati. Si tratta di una poesia importante, del grande momento di diventare poeta. Bisogna continuare la ricerca per assisiére all'importante scena dell'incontro con la Musa. Questo incontro spinse il poeta ad accettare qualcosa di nuovo abbandonando le testimonianze degli autori fino ad allora noti. Per prima cosa proviamo a delineare le cornici di tempo della nascita della poesia. E' sicuro che l'evento, o meglio chiamarlo processo, sia successo a Ferrara prima della morte di Leonello d'Esté, cioè prima del 1 ottobre 1450. La data di termine è definita dalla seconda edizione del volume di poésie, Eroticon, del poeta compagno Tito Strozzi. Qui il nostra poeta appare già con il nome Janus. L' antológia è dedicata ancora a Leonello. 14 La costruzione "post quem" non puo indicare altro che l'arrivo a Ferrara del tredicenne János Csezmiczei. Amio parère questo avvenne nell'autunno del 1447. Senza dubbio egli dovette giungere a Ferrara ancora prima deU'inizio dell'anno accademico, cioè prima di ottobre. Furono particolarmente fortunati sia il luogo sia la data perché li in quel momento le Muse accolsero i loro eletti. Proprio in quelle settimane venne compiuto lo studiolo nella villa Belfiore di Leonello dove si progettava di tenere le riunioni scientifico-culturali della corte di Ferrara. Leonello voleva decorare la sale con i ritratti délie Muse. Arma Eörsi in un suo saggio fondamentale, uscito nel 1975, dimostra in modo convincente che il programma délie Muse era parte di un progetto più grande. 15 Leonello avrebbe voluto realizzare a Ferrara lo stato dîretto dai saggi a modello di Piatone per garantire la prosperità e la pace non solo nella sua propria città ma anche negli città stati vicini. Dalla pubblicazione del saggio di Anna Eörsi si è arricchita la storiografia in riguardo perché ultimamente la relazione tra la corte e le Muse ha suscitato grande interesse. Io adesso mi concentra su un unico tema. Le osservazioni sopraddette circa le Muse confermano che Leonello aveva definite il programma ma per eseguirlo 1'artista aveva bisogno dell'aiuto del filologo. Leonello per la realizzazione pratica e per la rappresentazione si rivolse a Guarino, suo professore. Il maestro per rispondere scrisse quella sua lettera Die Borsias des Tito Strozzi (Hrsg. Ludwig, Walther), München 1977, 18. 15 Eörsi, Anna, Lo studiolo di Lionello d'Esté e il programma di Guarino da Verona, Acta Hist. Art. Hung. 21 (1975) 16-22. Con compléta bibliográfia précédente. Io faccio riferimento alia nuova, particolarmente ricca storiografia del tema solo se è in stretto rapporto con il probléma posto.