Csornay Boldizsár - Dobos Zsuzsa - Varga Ágota - Zakariás János szerk.: A Szépművészeti Múzeum közleményei 97. (Budapest, 2002)
RITOÓK SZALAY, ÁGNES: FLAVA THALIA: un quadro e una poesia di Janus Pannonius
molto nota e ampiamente trattata. In questa lettera egli parla delFessenza délie Muse e fornisce indicazioni riguardo la loro raffigurazione. Guarino dato la sua lettera a Ferrara il 5 novembre 1447. 16 II probléma di competenza di un filologo allora varicô le mura della città. Non è un caso che il bolognese Giovanni Lamola, un vecchio allievo di Guarino, sempre in ottimi rapporti con il maestro, si intéressasse proprio in quel momento délie Muse rivolgendosi a Francesco Filelfo. Conosciamo la risposta. Essa è datata un giorno prima della lettera di Guarino. 17 Arrivate le risposte Leonello incaricô, già il 7 novembre, il senese Angelo Maccagnino di dipingere le immagini délie Muse nella villa Belfiore. Sull'andamento dei lavori racconta Ciriaco d'Ancona. Egli giunse a Ferrara nell'estate del 1449 quando Leonello gli mostrô anche lo studiolo. Ciriaco allora vide due dipinti compiuti, ne da una précisa descrizione. Clio, in corrispondenza al programma di Guarino, in una mano tiene un libro aperto, nell'altra una tromba. In basso al quadro: "ad basim ex Guar(ino) nostro epigramma conscriptum habet: Historiis, famamque et facta vetusta reservo". Guarino complete il programma anche con scritte in verso da collocare sotto i singoli quadri. L'altro quadro già complète, secondo Ciriaco, rappresentava Melpomene che suonava la cetra e volgeva il viso al cielo. 18 Secondo le indicazioni di Guarino nella sua mano ci doveva essere un libro con la notazione musicale. Nel caso di questa Musa F artista non segui la proposta di Guarino. Egli non fa nessun riferimento al fatto se su questo quadro si trovava o meno una poesia. La relazionc di Ciriaco è confermata da Ludovico Carbone il quale, lino alla morte avvenuta nel 1482, soggiorno a Ferrara. Anche egli dice che nella vita di Leonello F Angelo pictor dipinse le due Muse suddette nella villa di Belfiore. Sempre da Carbone si viene a sapere che Teodoro di Gaza, allora insegnante a Ferrara, scrisse su questi quadri due distici in greco. Carbone pubblica la traduzione in latino di questi a memoria. Aggiunge fiero che nella sua orazione tenuta davanti a Leonello nel 1448 fu proprio lui a proporre di incidere (?) queste poésie grechc sotto i quadri. 19 Ciriaco, collezionista entusiasta di ogni scritta greca, nel 1449 non potè vederle, altrimenti le avrebbe conservate. Carbone ci informa ancora che anche le altre Muse vennero realizzate dopo il 1450, nei tempi di Borso, ma il maestro di esse fu Cosmè Tura. Non conosciamo nessuna descrizione di esse tantomeno di Talia, personaggio di nostro particolare interesse. Il destino dei quadri è molto discusso, sembra che non abbiano sopravvissuto la demolizione di Belfiore. Come i filologi anche gli artisti si interessavano aile possibilità della rappresentazione visiva délie Muse in questi anni a Ferrara. Benché ci fossero pervenuti solo frammenti della produzione, offrono lo stesso délie possibilità ai posteri per collegarli a botteghe o a ideatori dei programmi. Tra i quadri pervenuti si trova uno per noi particolarmente interessante. Si traita della figura femminile in trono di Michael Pannonius (fig. 19), távola 16 Ibid, 22. 17 Ibid. 50, n. 76. Ha correto la data Philelfi, Francisci, Epistolantm familiaruin libri, Venetiis 1502, in base a Fol. 40 verso! 18 Ibid. 23-27. 19 Ibid. 49, n. 42. e n. 46. L. Carbone, De amoenitate, utilitate magnificcntia Herculaei Barchi, in Le Muse e il Principe (ed. Mottola-Molfino, A. - Natale, M.), Modena 1991, Vol. 2. Saggi. 328-330. In seguilo Le Muse.