Csornay Boldizsár - Dobos Zsuzsa - Varga Ágota - Zakariás János szerk.: A Szépművészeti Múzeum közleményei 97. (Budapest, 2002)
RITOÓK SZALAY, ÁGNES: FLAVA THALIA: un quadro e una poesia di Janus Pannonius
Nella ricerca délia fonte del epiteto "flava" di Janus dobbiamo abbandonare la compagnia delle Muse. Ora in poi seguiamo soltanto questo epiteto. Nell'ambiente degli altri esseri celesti si trova una unica menzionata in ogni fonte come dea bionda: Cerere. Per conoscere la dea che da il frutto della terra cosi come la vedevano gli umanisti, dobbiamo rivolgerci a Cicerone: "a gerendis frugibus Ceres tamquam Geres, casusque prima littera itidem immutata, ut a Graecis; nam ab íllis quoque AnLLTÍrrip quasi Frj pqxrip nominata est." E altrove: "in enodandis autem nominibus.... Ceres a generando." 7 Cicerone quindi spiega il campo di attività della dea facendo etimogologia del suo nome. Fa lo stesso anche con il suo omonimo greco, con Demetra. Ovidio tratta dettagliatamente che cosa deve l'umanità alla dea: "Prima Ceres unco glaebam dimovit aratro, prima dédit fruges, alimentaque mitia terris prima dedit leges: Cereris sunt omnia munus." 8 Cioè, la dea che da i frutti della terra, ella stessa ha insegnato agli uomini le regole del lavoro deH'agricoltura. Per questo la chiama Virgilio nell'Eneide légiféra, chi fa leggi. 9 Dato che il compito costrinse la dea di scendere nel mondo terrestre, anche la persona è vicina agli uomini. Anche il suo aspetto esterno è diventato riconoscibile. Ha anche l'epiteto fisso: ella è la "flava dea", la dea bionda. Virgilio scrive nelle Georgiche: "Flava Ceres alta nequiquam spectat Olympo." Servio spiega l'espressione: "flava dicitur propter aristarum colorem in maturitate". 10 Cioè, Cerere è detta bionda per la spiga matura. La corona di spighe va posta sulla testa della dea per contornare le sue ciocche. Tibullo: "Flava Ceres, tibi sit nostro de rure corona spicea" 11 Ci sarebbero dei passi da citare in riguardo di Orazio e di Ovidio. 12 La spiga matura quindi bionda apparteneva a Cerere quasi da considerarla un suo attributo. Quindi si doveva anche offrirle dei sacrifici. Non menzionando le fonti antiche in riguardo, passiamo a citare le prime righe della poesia dedicata a Guarino Panegyricos di Janus: "Rustica si pietas consuevit rite quotannis Flaventes Cereri spicas... offene." 13 Quindi è indubbio che, da Cicerone a Janus, l'epiteto "flava" spettava a Cerere, esso poteva indicare anche da solo la madre terra che da frutto. Dove sarà avvenuto l'incontro tra il giovane poeta e la Musa Talia vista bionda se non c'è ne traccia nelle opère degli autori dell'antichità? Fin da Esiodo le Muse facevano qualche apparizione davanti ai loro eletti. Ma la loro attività, la loro influenza sul protetto si valorizzava solamente nelle sfere spirituali. Ciô è tanto importante che dell'aspetto esterno, dei segni per differenziare una dall'altra nell'antichità non se ne parlava 7 De nat. deorum 2, 66.; 3, 62. 8 Met. 5, 341-345. 9 Aen. 4, 58. 10 Georg. 1. 145. Serv. ad 1. 11 1, 1. 15-16. 12 Horatius, Carm. saec. 29-30; Ovidius, Am. 3, 10, 3; Fast. 4, 615-616. 13 Guarino Paneg. 1-2. (n. 1)
