Csornay Boldizsár - Dobos Zsuzsa - Varga Ágota - Zakariás János szerk.: A Szépművészeti Múzeum közleményei 97. (Budapest, 2002)
RITOÓK SZALAY, ÁGNES: FLAVA THALIA: un quadro e una poesia di Janus Pannonius
poesia la fonte originale. Solo nell' ultima riga la "flava Thalia", la bionda Talia rimane senza un riferimento nell'antichità perché Török non ne trovö nessuna traccia: Talia, la nota Musa non venne caratterizzata con l'epiteto "flava". In seguito faccio un tentativo di interpretare questo unico elemento délia suddetta poesia. Tra le nove Muse, se erano nove corne si sostiene, ci fu una rigorosa distribuzione di lavoro. Il ben definite compito, il campo di attività délie singole Muse veniva rispettato, esse non passavano sul territorio délie altre. Secondo le nostre conoscenze derivanti solo dal campo délia letteratura, esse operavano solamente nel ruolo singolarmente prefissato. Nel tempo di Janus ogni scolaro imparô il poema didascalico sulle Muse attribuito a Catone in cui la riga riguardante la Musa Thalia è la seguente: "Carmina lascivo gaudet sermone Thalia." 3 Questo testo tardivo ovviamente si appoggia su model Ii precedenti. Talia è chiamata lasciva perché fu la Musa délia commedia e délia poesia "non séria". Infatti, Marziale, modello spesso citato da Janus, ne parla corne Musa delFepigramma: "Inter carmina sanctiora si quis lascivac fuerit locus Thaliae." 4 Perché la Musa Talia è Tispiratrice délie poésie lascive, ella diventa la protettrice dei giovani poeti. Anche il poeta contemporaneo di Janus, Tito Strozzi allude proprio ad ella: "Quicquid id est, lusi iuvenilia, si qua est, serviat hinc magno nostra Thalia duci." 5 Cito questo brano della poesia perché Talia "lasciva" viene ancora indicata con "mea" o "nostra". Infatti, cio comprende qualche legame di complicité del giovane lascivo o dei non più tanto giovani poeti con la Musa del génère leggero. Con quella Musa che confessa sua anche Janus proprio alla soglia del suo diventare poeta. Invece non si sa sulla scia di quale esempio egli attribui l'epiteto biondo (flava) alla sua Musa. Citando gli esempi antichi si puo fare un altro passo indietro fino ai greci. Con la parola ÇavBoç spesso si indicava un bell'uomo giovane. L'aspetto non invecchiante, da Apollo o addirittura le ciocche bionde erano le caratteristiche dell'aspetto esterno del poeta. Cosi vanno interpretate le righe di una poesia in cui Janus si congeda dalla poesia: "lam satis est, depono lyram, depono coronam, ac flavis hederas detraho temporibus." 6 Potrebbe essere un'interpretazione forzata déduire che i cappelli biondi di Apollo che conduceva le Muse in qualche modo passassero anche alla lasciva Talia appartenente al suo cerchio. Ma purtroppo non c'è ne alcuna traccia da parte dei testimoni antichi. E un'allusione cosi indiretta è poco pretendibile dal giovane Janus. Nella sua poesia annunciante una svolta fondamentale nel suo sviluppo poetico egli non poteva staccarsi dal mondo che gli diede modello e misura in cui la Musa Taveva appena aiutato ad entrare. 3 Poetae Latini Minores (ed. Baehrens, Aemilius), Lipsiae 1880-81. III 36. 4 VII 17, 3-4. 5 EroticonlV. 23. 6 £7 XXX 7-8. (n. 1)