Tátrai Vilmos szerk.: A Szépművészeti Múzeum közleményei 92-93.(Budapest, 2000)

SOMOS, ÉVA: Il restaura degli affreschi rinascimentali provenienti da Ghedi

Nel corso della fase di pulitura dovevamo allontanare i residui della colla usata per lo strappo, rimasti sulla superficie e le impurità attaccate al quadro. Nel caso dell'affre­sco con il re di Napoli la rimozione dei resti della sabbia e dell'intonaco, applicati sulla pittura dopo lo strappo, richiese molto lavoro extra, infatti si poté togliere questi resi­dui solo con grande pazienza e con metodi meccanici. La compléta pulitura ci ha rivelato che le opere erano in un grave stato di degrado essendo molto consunte, nonostante ciö, perö, in diversi punti si sono conservati cospi­cui valori artistici. Giacché in questi affreschi riportati su tela comparivano sia caratte­ristiche di pitture su tela come anche di pitture murali, per colmare le lacune abbiamo applicato una combinazione di diverse tecniche. Per la stuccatura abbiamo utilizzato una miscela che conteneva polvere di pietra avendo cura di adeguarci alla tecnica pit­torica. Per i ritocchi distinguibili abbiamo usato colori ad acquerello, colori acrilici a tempera e colori a polvere. Nella scena con il re Alfonso II, per restaurare i pilastri, ivi raffigurati, abbiamo dovuto ricorrere anche alla ricostruzione perché il quadro presen­tava lacune estese e le grandi macchie nere causate dalla colla filtrata comprometteva­no l'effetto d'insieme. Nel corso del recupero estetico abbiamo cercato in ogni modo di conservare l'autenticità dell'opera, per cui siamo ricorsi ad integrazione o ricostru­zione solo là dove era indispensabile. Per conservare l'effetto uniforme dei tre dipinti abbiamo applicato su tutti i lati dei quadri una chiusura ad intonaco. Abbiamo esegui­to, nel corso dei lavori, ricerche su analogie riguardanti i terni della rappresentazione, dei costumi dell'epoca e i modi d'espressione pittorica. Per quel che riguarda la tecnica di queste pitture murali, si tratta di affreschi veri e propri, portati a termine con la tecnica al secco. La porzione quotidiana di intonaco, il pontale o 'giornata' vcniva applicata in base alla sinopia posta suH'arriccio. Non fu perö facile definire le 'giornate' giacché la sottile pellicola pittorica staccata non ha conservato nulla dell'intonaco quindi la disposizione e l'ordine dell'intonacatura pote­vano essere definiti solo in base alle leggeri differenze di livello. In alcuni casi i parti­colari formulati alio stesso modo assunsero un colore différente, a seconda del grado di umidità o di essicazione dell'intonaco su cui vennero apposti. Queste differenze pos­sono essere rilevate sopratutto sui motivi architettonici dove si nota chiaramente una specie di sutura che divide le 'giornate'. Sotto i volti e le mani fu posto uno strato preparatorio rosso chiaro i cui contorni si discernono chiaramente sulle superfici consunte. Comunque l'artista utilizzö circa die­ci colori ed appose anche ornamenti metallici. Le alabarde sono argentate e abbiamo trovato briciole d'oro sullo stendardo della scena veneziana e sull'elsa di alcune scia­bole. I contorni grafici dello spallaccio del condottiero inginocchiato davanti al doge rivelano l'applicazione di una foglia di métallo. Questo è l'unico punto nell'insieme dei tre quadri in cui abbiamo trovato un incisione cosï profonda. (Nicolö Orsini nelle tre pitture differenti veste tre corazze diverse, si sono conservati solo i tratti del dise­gno soggiacente color ocra di quella che porta il capitano dei mercenari inginocchiato davanti a papa Innocenzo VIII, mentre la corazza della figura che compare a cospetto del re di Napoli si è conservata in un colore uniforme, grigio freddo privo di alcun modulazione. Le forme differenti di conservazione delle corazze ci fanno presupporre un modo différente di pittura all'origine).

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