Tátrai Vilmos szerk.: A Szépművészeti Múzeum közleményei 92-93.(Budapest, 2000)

SOMOS, ÉVA: Il restaura degli affreschi rinascimentali provenienti da Ghedi

Riguardo le incisioni dei disegni preparatori, Alessandro Nova 10 constata che l'ar­tista, probabilmente, in queste sue prime opere ricalcö i suoi disegni preparatori dai cartoni sull'intonaco fresco. Più tardi, sulle sue ulteriori pitture murali, non utilizzö questo metodo di preparazione diffuso in Lombardia. Siccome lo strato staccato è molto sottile, attualmente non si puö più individuare le linee del ricalco e gli incavi osservati nei contorni delle figure segnalano piuttosto gli őrli delle diverse parti dell'intonaco. Soltanto nelle corazze si osservano particolari minori delimitati da incisioni eseguite con un attrezzo affilato. Riguardo la questione della trasposizione del disegno prepara­torio mediante ricalco ci pare giusto di menzionare 1'affresco della pinacoteca di Lonato che raffigura Virginio Orsini, infatti, questo è un ottimo esempio del disegno prcpara­torio eseguito in tal modo. Fra i quattro uomini d'arme questa è l'unica figura che rivela questa tecnica. Vale la pena di osservare che nel caso degli affreschi di Lonato, alle teste soggiace uno strato preparatorio color rosso, che è identico a quello che ab­biamo trovato nei nostri affreschi. Nei quadri del ciclo che raffigura Nicolö Orsini il vestito del doge, quello del perso­naggio di alto rango che sta dietro di lui, in cima aile scale e quello del pontefice sono stati formati in modo identico. I motivi di un marrone chiaro apposti sullo sfondo giallo ocra sono stati eseguiti con uno stampo. Anche la stoffa della mantellina di re Alfonso II doveva essere simile. Nello stesso tempo nella maniera pittorica dei tre dipinti pos­sono essere osservate anche differenze. Alcuni particolari della scena veneziana, per esempio le teste dei personaggi che stanno dietro al doge, rappresentano quella sciol­tezza della pennellata che i ricercatori imputano all'influsso del Giorgione. Nel gruppo che si trova al lato destro della scena raffigurante il pontefice Innocenzo VIII troviamo dei volti dalla faltura molto più grafica. Nelle forme dei volti e delle mani si osservano contorni scuri, mentre nelle parti ombreggiate vediamo trattini. Questo carattere grafi­co trova la sua analógia più vicina nell'affresco che raffigura Napóleoné Orsini, custo­dia nella pinacoteca Tosio-Martinengo. L'impostazione dello spazio rivela la conoscenza della tecnica della prospettiva centrale, perö nella disposizione si osservano anche scorrettezze: per esempio la raffi­gurazione del trono papale in scorcio non si adegua al punto di fuga del quadro. Le proporzioni delle figure sono allungate, la parte superiore del corpo è corta, mentre le gambe sono troppo lunghe. Le parti inferiori delle composizioni sono molto consunte, non sempre si vedono chiaramente i piedi, perö, perfino i pochi particolari che si sono conservati dimostrano che il pittore non era molto forte nel conferire stabilité aile sue figure. La descrizione précisa delle opere non è compléta senza la menzione dell'iscrizio­ne e il monogrammá sottostanti alla scena in cui compare Agostino Barbarigo. Il calco di essi fu pubblicato dal Pigler 11 notando che risalgono a circa 50-60 anni più tardi della pittura degli affreschi stessi. Egli, perö, non spiegö in nessun modo questa sua asserzione, e le nostre analisi, eseguite ora, durante il restauro, hanno provato che an­che in altri punti del quadro compaiono gli stessi colori che furono utilizzati per l'iscri­10 Nova, A., The Drawings of Girolamo Romanino Part I, The Burlington Magazine 137 (1995) pp. 159-168. 11 Pigler, op. cit. (n.2) pp. 20-21.

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