Tátrai Vilmos szerk.: A Szépművészeti Múzeum közleményei 92-93.(Budapest, 2000)

SOMOS, ÉVA: Il restaura degli affreschi rinascimentali provenienti da Ghedi

Il restauro completo ebbe inizio nel 1998 9 con l'annovero dei danni e la definizio­ne dei compiti da eseguire. Sui quadri si notano superfici su cui non fu apposto nessu­no strato di pittura, oppure furono riportate solo le tracce del disegno soggiacente graf­fiato sull'intonaco - queste lacune provano che la pittura murale non era intatta nem­meno quando fu staccata dal muro. Le grandi misure dei quadri indussero lo Speri ad applicare la tecnica dello strappo. Su alcune parti del muro l'aderenza dell'intonaco era minore ed in questi punti lo strato di pittura si stacco assieme all'intonaco. Queste parti che furono staccate con la tecnica "a massello", formarono una specie di sporgen­za rispetto alla superficie del quadro intero, riportato su tela. (Per esempio, si nota una simile sporgenza sul quadro che raffigura il pontefice Innocenzo VIII, sotto, nell'ango­lo sinistra della pittura). Si sa che l'operazione dello stacco è rischiosa, particolarmen­te se l'opéra contiene molti frammenti dipinti al secco. La superficie delle tele applica­te sulla pittura e utilizzate per lo stacco si è raggrinzata lasciando l'impronta negativa sulla pellicula pittorica. Per riportare la pellicola pittorica sul nuovo supporte, compo­ste da strisce di tela larghe 85 cm, cucite insieme, fu usata una colla organica contenen­te fuliggine. La sostituzione, perö, dell'intonaco, con questo sfondo dal tono scuro, trasformö considerevolmente il tono dei colori del quadro. La differenza fra lo splen­dore originario degli affreschi e lo stato attuale, si evidenzia particolarmente nei punti in cui una sporgenza dovuta alio stacco "a massello" porta lo stesso pigmento che la parte attigua staccata con la tecnica dello strappo. Inoltre, la pellicola pittorica, essen­do molto sottile, in diversi punti svela l'impronta del nuovo supporte di tela. Purtroppo non si puö correggere a posteriori i difetti più sopra elencati, nati nel corso del trasporto dei dipinti su tela, inoltre, gli affreschi subirono danni ulteriori dovuti al modo sbagliato di magazzinaggio. Sulla composizione col pontefice Innocenzo VIII abbiamo notato la ripetizione di due lesioni e, considerando la distanza fra di esse, ne abbiamo dedotto il modo con cui i quadri vennero arrotolati. Gli altri due quadri poi furono piegati in due dopo essere stati arrotolati, secondo la testimonianza delle cadute di colori per il lungo e di una rottura trasversale. I danni riportati dai tre affreschi non sono della medesima entità. Il dipinte più intatto è quello che raffigura il doge, mentre la pittura che ha subito i danni maggiori è quella in cui compare re Alfonso II. Tutti e tre i dipinti mostravano l'esistenza di piccoli buchi che furono riempiti con una maté­riáié dal colore armonizzante con le parti circostanti, queste riparazioni furono, proba­bilmente, eseguite dopo lo stacco. Le tele federate e montate su telaio si sono allentate, comunque abbiamo trovato che la foderatura era adeguata. Il nostro compito principale era di progettare un sup­porte stabile, simile ad un muro, per poter presentare gli affreschi trasportati su tela come se fossero attaccati ad una parete. Per ottenere questa impressione abbiamo tra­sformato leggermente il telaio preesistente, per poi inserire i fogli di policarbonato in modo da poter assicurare anche nel futuro il tensionamento regolabile. Per il tensionamento nuovo abbiamo incollato dei bordi tiratori. 9 La durata dei lavori di restauro andö dal luglio 1998 fino all'agosto 1999. I restauratori erano: Kornélia Forrai, Ildikó Jeszenicky, István Lente -1234; István Bona giov., Péter Menráth, Agnes Bucsi, Erika Verba - 1235; Mariann Hoós, Éva Somos - 1236. Con la mia collega Mariann Hoós abbiamo svolto assieme le ricerche collegate al ripristino delle opere. I lavori di restauro furono dotati di un'ampia docu­mentazione.

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