Tátrai Vilmos szerk.: A Szépművészeti Múzeum közleményei 92-93.(Budapest, 2000)

FEHÉR, ILDIKÓ: Il ciclo di affreschi allegorici del Palazzo Isidori di Perugia alla luce délie ultime ricerche e restauri

affreschi proveniente da questo locale, nella mostra organizzata nel 1988, in memoria di Károly Pulszky, figurává sotto il titolo di "ciclo profano". 26 Pero nel periodo che stiamo analizzando non era in uso decorare con virtù e vizi le sale degli edifici di funzione laica. Le raffigurazioni delle virtù e dei vizi nel Trecento e nel Quattrocento compaiono quasi esclusivamente in luoghi sacri, sulle pareti di cappelle e chiese per illustrare testi religiosi, oppure su pale d'altare o pietre tombali. Una delle rarissime eccezioni è costituita dal ciclo di affreschi di Ambrogio Lorenzetti, nella sala d'onore del Palazzo Pubblico di Siena, il cui programma in maggior parte didattico e di profon­do significato etico, pur essendo nato a seguito di una commissione profana, si basa su diverse fonti di filosofia ecclesiastica. 27 Le virtù ed i vizi cominciarono a comparire sulle pareti degli studioli, corne decorazione di appartamenti nobiliari, piuttosto nella seconda meta del Quattrocento. Gli esempi ben noti di questo génère sono lo studiolo di Federico da Montefeltro ad Urbino (anni 1460-70), lo studiolo del Palazzo Ducale a Gubbio (1474-1480), nonché la sala d'onore del Palazzo Colleoni di Bergamo (fine del XV secolo). Vale quindi la pena di fermarci per chiedere se potesse avère un ruolo sacro Tintera sala del primo piano di Palazzo Isidori, o una parte di essa, databile ai primi decenni del Quattrocento. L'idea di una qualsiasi funzione sacra non è sostenuta solamente dalle raffigurazioni delle virtù e dei vizi dipinte sul soffitto, ma anche dall'Annuncia­zione, collocata in un luogo di rilievo, nella nicchia di fronte all'entrata. I particolari iconografici che si osservano sulle allégorie non fanno che rafforzare l'ipotesi secondo la quale questa sala, o una parte di essa, separata in qualche modo a noi sconosciuto, doveva essere usata da cappella. La figura della Sapientia Domini (N° d'inv. 1262), che si colloca tra le virtù, è pure sentore del carattere sacro degli affreschi, infatti, la sua presenza nel ciclo delle virtù non è affatto caratteristica nell'Italia dell'epoca. Le decorazioni più rieche della sua veste e la forma degli attributi, rispetto a quelli delle altre figure femminili, anche indicano un ruolo accentuate e di gran rilievo entro l'am­bito della composizione originaria. La sua iscrizione è in latino, le altre invece sono in lingua italiana. In cerca di qualche fenomeno analogo nella pittura italiana dell'epoca vale la pena di dedicare attenzione agli affreschi della cappella del Palazzo Pubblico di Siena, ope­ra di Taddeo di Bartolo. Anche qui la cappella, nell'atrio della quale furono dipinte delle virtù, fu collocata sul piano rappresentativo di un edificio dalle funzioni laiche. Taddeo di Bartolo ricevette la commissione nel 1413. 28 Le virtù sono accompagnate neH'incorniciatura delle lunette che le contengono e nello scompartimento di sotto, da una série di "uomini famosi", similmente ad alcune allégorie del Museo delle Belle Arti, nel cui scompartimento di sotto pure troviamo la rappresentazione di uomini fa­26 Mravik - Szigheti, op. cit. (n. 1) 83. 27 Rubinstein, N., Political Ideas in Sienese Art: The Frescoes by Ambrogio Lorenzetti and Taddeo di Bartolo in the Palazzo Pubblico, JWCI, 21 (1958) 179-207; Del reggimento de'principi di Egidio Roma­no, volgarizzamento trascritto nel 1388, ed. F. Corazzini, Firenze, 1858; Brennan, M.R.E.,777e intellectual Virtuose according to the Philosophy of St. Thomas, Washington 1941, 44. 28 Cole, B., Sienese Painting in the Age of Renaissance, Bloomington 1985, 17-20; Cairola, A. ­Carli. E., Le "Palazzo Pubblico" de Sienne, Rome 1965, 194-201; Rubinstein, op. cit. (n. 27) 189.

Next

/
Thumbnails
Contents