Török Delma (szerk.): Italia. Episodi mediterranei. Esperienze italiane degli scrittori ungheresi, 1890-1950 (Budapest, 2015)

Interpretazioni - László Csorba: Rapporti italo- ungheresi dalla fine dell’Ottocento alla meta del XX. secolo

revisionista ungherese, sostenuta dall’Italia ma indipendente dai tedeschi, fallì in seguito all’accordo tra Italia e Germania nell’estate del 1936. Un anno prima dell’inizio della seconda guerra mondiale uscì il romanzo di Antal Szerb, Il viaggiatore e il chiaro di luna, capolavoro a tutt'oggi impareggiabile, l’opera più importante dell' "italomania” ungherese. Anche oggi è usanza fra gli intellettuali ungheresi viaggiare in Umbria e in Toscana seguendo l'itinerario descritto nel libro. E un’opera che in modo spontaneo e quasi inconscio rende l’Italia, le sue città, i paesaggi e i miti a loro connessi parte della nostra vita personale ed intima, di noi stessi. Quest’ambiente tiene il protagonista inerte nel fisso nel suo desiderio di morte, lo fa restare in attesa. E ciò rende particolarmente interessante il modo in cui lo scrittore rievoca il celebre epitaffio sulla tomba di John Keats nel cimitero dei riformati vicino al Testaccio. “Mihály stava per andarsene quando, in un angolo del cimitero, scorse un piccolo gruppo di tombe isolate. Si avvicinò e lesse l’epigrafe incisa sulle sobrie lapidi in stile impero. Una diceva semplicemente in inglese: Qui riposa colui che scrisse il proprio nome sull'acqua.’’ Perché lo scritto suliatomba era veramente: “Here lies One / Whose Name was writ in Water.” Non sappiamo se si tratta di un errore o di un gesto intenzionale. Lo scrittore ungherese ha tradotto la frase originale col soggetto generale e con la forma riflessiva “colui il cui nome fu scritto sull’acqua” usando una forma attiva. Nel primo caso è il destino a prendersi gioco del poeta, mentre nel secondo è lo stesso poeta a decidere di lasciar cadere il proprio nome nell’oblio... Può sembrare un’ipotesi un po' forzata, ma ci azzardiamo a pensare che il gesto di Antal Szerb non sia stato un semplice errore, un’imprecisione, bensì un messaggio: avvicinandoci al regno dell’aldilà dobbiamo agire. Gradualmente falliva infatti l’idea di una politica di alleanza con gli italiani e con l’Intesa e di distacco dai tedeschi e ciò risultò fatale, siccome la prevedibile sconfìtta di Berlino annullò anche l’ultima possibilità di una revisione parziale e giusta del Trattato del Trianon. Furono pochi i membri dell’élite ungherese che scorsero questa prospettiva e ancora in meno quelli che fecero qualcosa 84

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