Török Delma (szerk.): Italia. Episodi mediterranei. Esperienze italiane degli scrittori ungheresi, 1890-1950 (Budapest, 2015)
Interpretazioni - László Csorba: Rapporti italo- ungheresi dalla fine dell’Ottocento alla meta del XX. secolo
non sarebbe riuscito, siccome pochi anni dopo l'influenza delle formale artistiche del Novecento sarebbero state sgombrate dalla forza ideologica del realismo socialista... Non si potrebbe dire però che gli sforzi di Gerevich siano falliti, poiché l’esperienza del soggiorno romano fu un'esperienza indelebile per numerosi borsisti ungheresi del XX secolo. Fu così anche nell’ambito delle scienze, anche se il ministro dei culti e dell’istruzione pubblica, Bálint Hóman aveva una concezione diversa da quella del suo predecessore Klebelsberg. Riteneva infatti che l’apprendimento della lingua e la creazione di nuovi contatti sarebbero stati più efficaci se i borsisti piuttosto che “isolarsi" in un Ungheria a Roma avessero ricevuto borse di studio individuali per mescolarsi tra gli italiani. Fu lo stesso Hóman a firmare l’accordo culturale italo - ungherese del 1936 che risultò nella fondazione dell’Istituto Italiano a Budapest. La continuità nei rapporti artistici hanno un'insigne istituzione che funziona a tutt’oggi, gli inizi della quale risalgono alla vita artistica lombarda dell’inizio del Novecento. Nei ricordi dell’artista decorativo e architetto Géza Maróti (1875-1941) leggiamo: “Il successo della mostra [internazionale d’arte applicata del 1906] a Milano ha suscitato un certo interesse all’estero, ma soprattutto in Italia. I dettagli di scultura decorativa della mostra sono stati richiesti da diverse scuole, se non sbaglio anche dell’Inghilterra e della Germania. Fu in quell’epoca che il governo italiano iniziò a formare il proprio programma per le arti e per le esibizioni, riconoscendone, giustamente, il potenziale turistico. E nata così l’idea delle esibizioni internazionali di belle arti nei Giardini Pubblici di Venezia. Le avrebbero organizzate ogni secondo anno, offrendo uno spazio alle singole nazioni per costruire dei padiglioni individuali in questo bel giardino veneziano fondato da Napoleone in riva al mare. [...] La città di Venezia ha dunque offerto un terreno per costruirvici il padiglione dell'Ungheria chiedendo che fossi io a progettarlo, poiché i circoli d’arte italiani avevano gradito la nostra esposizione a Milano, e i suoi concetti innovativi d’arte e d’architettura. Avrebbero quindi voluto vedere una cosa simile sul territorio internazionale dei Giardini Pubblici. [...] Il nostro padiglione è a pochi metri dal mare. Affinchè l’edificio non sprofondasse abbiamo dovuto porne accuratamente le 81