Török Delma (szerk.): Italia. Episodi mediterranei. Esperienze italiane degli scrittori ungheresi, 1890-1950 (Budapest, 2015)

Interpretazioni - László Csorba: Rapporti italo- ungheresi dalla fine dell’Ottocento alla meta del XX. secolo

sbrigare le mie faccende. Ady divenne presto familiare nella ‘‘terza saletta” del Caffè Aragno, quella delle redazioni e dei giornalisti, così come nei caffè di Pest e Várad. Era lì che solitamente mi aspettava e decidevamo cosa fare il pomeriggio. Lì mi raccontava anche cosa gli era successo in mattinata. Una volta mi raccontò ridendo e un po' commosso che il suo cameriere all’albergo era un ragazzo ungherese che la mattina del primo giorno entrò nella sua camera chiedendo scusa per il disturbo e gli disse che sapeva di avere l’onore di servire ‘‘il sommo poeta ungherese". Ady si mise a chiacchierare con lui e seppe che quel giovane di piacevole aspetto, intelligente e dei modi gentili non lo conosceva solo così per sentito dire, bensì leggeva regolarmente le sue poesie. Fu così che anche a Roma si sentì seguito dalla devozione degli umili e modesti che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita. [...] La vita di Ady divenne movimentata quando anche Ignotus arrivò a Roma. Già la notizia del suo arrivo entusiasmò Ady. Aspettammo insieme l’arrivo del treno la sera, e da allora non si separarono più, stavano insieme la mattina e il pomeriggio. L’irrequietudine di Ignotus si manifestava nel desiderio di girare continuamente la città. Mentre Ady sarebbe stato bene anche seduto in un posto, Ignotus desiderava vedere e conoscere Roma. Grazie all'arrivo di Ignotus Roma divenne ancora più familiare ad Ady. Ormai si sentiva quasi a casa sua. Roma per lui era ormai diventata una parte dell'Ungheria. [...] Uno di quei giorni - continua Artúr Elek - Ady scrisse la poesia Luna di un pomeriggio d'estate a Roma [...] Se non erro, fu uno dei tramonti scorti dal Pincio ad ispirarlo. La poesia è una sintesi concisa delle sue impressioni, dei paesaggi e delle persone incontrate, della Roma storica e di quella odierna. Lo commosse tutto ciò che aveva visto e vissuto e sono convinto che, se fosse potuto rimanere a Roma più a lungo, se le tempeste della sua vita non l’avessero travolto da queste sacre sponde, la sua poesia ne avrebbe tratto una nuova ispirazione.” Infatti, Ady da ai posteri un ottimo esempio di ciò che andrebbe fatto da un ungherese a Roma, quando, seduto sulla ter­razza di un caffè pronuncia i versi più belli di Luna di un pomerìggio destate: "Guardo le donne d’oggi/ i tempi passati e futuri...” 78

Next

/
Thumbnails
Contents