Török Delma (szerk.): Italia. Episodi mediterranei. Esperienze italiane degli scrittori ungheresi, 1890-1950 (Budapest, 2015)

Interpretazioni - László Csorba: Rapporti italo- ungheresi dalla fine dell’Ottocento alla meta del XX. secolo

Una vecchia immagine: figure nere radunatesi in cerchio su una terrazza soleggiata sfidano l’eternità attraverso la lente di una macchina fotografica. Una scena di importanza storica per i rapporti italo-ungheresi dell’epoca moderna. Il piccolo gruppo di ungheresi è sulla loggia di Palazzo Falconieri in via Giulia, nel centro di Roma. L'illustre famiglia di origine fiorentina alla metà del XVII secolo commissionò la modernizzazione deH’edifìcio di tarda età rinascimentale a Francesco Borromini, uno dei più illustri artisti del Barocco, ed è a ciò che si deve l’atmosfera fantastica del luogo. Sulla sinistra vediamo il professor László Tóth, che all’epoca era a Roma con una borsa dell’Istituto Storico fondato da Vilmos Fraknói, in seguito divenuto proprietà dello Stato Ungherese. László Tóth successivamente, all’apice della sua carriera sarebbe diventato il rettore dell'Università di Szeged. Accanto a lui c’è Imre Vàrady, storico della letteratura, segretario generale dell'Accademia d’Ungheria a Roma e insigne professore dell’Università di Bologna. La terza figura sulla destra, in veste ecclesiastica, con cappello e talare è il monsignore Ferenc Luttor, prelato papale, in seguito uno delle più importanti figure ecclesiastiche in capo alla comunità ungherese in Argentina. La persona al centro è senza dubbio il protagonista della foto: la caratteristica figura longilinea del conte István Bethlen, con la sua bombetta. Il primo ministro ungherese era in visita al magnifico palazzo appena acquistato dal governo ungherese per stringere i legami con l’Italia “moderna" e per dare ai futuri alunni del Collegium Fiungaricum in fase di fondazione una sede appropriata per poter apprendere la cultura europea sulle sponde del Tevere. Sarebbe un compito arduo annoverare tutte le fonti d’ispirazione che la letteratura ungherese del XX secolo deve alla cultura italiana. Scorrendo a caso le note dell'illustre storico d'arte e scrittore Artúr Elek troviamo ad esempio queste righe: “All’inizio del giugno 19 I I, se non sbaglio il 2 giugno, Ady, dopo alcuni scambi di lettere, arrivò a Roma. Arrivava da Parigi, attraverso Firenze. A quell’epoca non era facile improvvisare un alloggio a Roma. Fortunatamente sono riuscito a trovargli una camera in uno degli alberghi nuovi di Via Veneto [...] Di solito ci incontravamo il pomeriggio, siccome la mattina dovevo 77

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