Török Delma (szerk.): Italia. Episodi mediterranei. Esperienze italiane degli scrittori ungheresi, 1890-1950 (Budapest, 2015)

Interpretazioni - Riassunto breve degli altri saggi in lingua ungherese in relazione alla mostra

potuto varcare il confine per recarsi in Occidente. È questo il motivo del titolo dello studio, ‘‘Legami drammatici’’: nelle descrizioni dei viaggi in Italia degli scrittori ungheresi infatti sono spesso presenti emozioni drammatiche. Non sono un’eccezione neanche i romanzi ambientati in Italia dei due più importanti autori ungheresi del Novecento: Il viaggiatore e il chiaro di luna di Antal Szerb e II sangue di San Gennaro di Sándor Márai. Forse i motivi di un così drammatico legame con l'Italia possono essere individuati non solo negli eventi politici del secolo XX e nel destino personale di questi scrittori, ma anche nei più profondi strati della cultura ungherese. Il legame culturale con l’Italia era già di partenza più drammatico di quanto lo si possa pensare per la questione dell’appartenenza e della non appartenenza. La cultura ungherese infatti fu a lungo ancorata all’asse culturale Nord-Sud della migrazione dei beni culturali e degli intellettuali, asse che aveva il suo centro in Italia e più esattamente a Roma. Questo legame restò tale anche dopo che in tutta l’Europa l’asse Nord-Sud fu sovrastata dall’asse Occidente-Oriente. L’Ungheria non fu mai “Sud’’, rimase sempre una terra iperborea: è questa la struttura sottostante ai desideri, alla percezione e all'interpretazione della realtà circostante dei viaggiatori del Novecento, questa nostalgia “nordica” per il Sud derivante da antiche nozioni geografiche. Ad ogni modo l’Italia per gli scrittori ungheresi di questi cent’anni non fu solo uno dei paesi da visitare, ma l'oggetto di una particolare nostalgia per la patria perduta, la patria fittizia della Cultura, dei ricordi dell'antichità e dell’arte del Rinascimento e del Barocco, con la quale i rappresentanti della cultura ambivano in un certo senso ricongiungersi. Proprio per questo o forse a prescindere da questo l'Italia per i nostri “nordici” significava anche la vita elementare. Come l'illustre critico d'arte Artúr Elek scrisse cent’anni fa, in occasione della pubblicazione del primo dizionario italo-ungherese, l'interesse intellettuale per l’Italia può essere considerato anche il contrappeso dell'influenza occidentale (e soprattutto tedesca) sulla cultura ungherese, una sorta di alternativa scaturita dall’interno. (L'autore è uno storico della letteratura e del pensiero, docente dell’Università delle Scienze di Pécs.) 105

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