Török Delma (szerk.): Italia. Episodi mediterranei. Esperienze italiane degli scrittori ungheresi, 1890-1950 (Budapest, 2015)
Interpretazioni - Dalma Török: Episodi mediterranei Note in margine all’esposizione
12 Le immagini legate a questi viaggi sono l'intimità dei luoghi, la misura a passo d'uomo delle cose (e dell'ambiente costruito) e di conseguenza la sensazione di riconoscere i luoghi e le atmosfere, Il protocollo del viaggio può essere considerato ben affermato sia dal punto di vista biografico che da quello dell'espressione letteraria: l’arrivo al mare (luogo di confine), l'esperienza del contatto diretto con la lingua e con i locali e gli immancabili soggiorni prima a Venezia, poi a Roma. 13 I commenti ai motivi ricorrenti spesso mettono in un'ottica ironica i cliché turistici, che anche la logica interna alla trama del romanzo tende ad estrapolare dal loro consueto quadro di interpretazione. 14 Contatto che lo metterà a confronto non solo con le opere, ma con i luoghi in cui queste sono ambientate, luoghi che conservano ed emanano la spiritualità dell’epoca in cui queste sono nate e che assorbono il contemplatore nella loro aura. 15 Sarebbe però ingiusto non menzionare i suoi amici italiani, soprattutto Gabriella Gordigiani, moglie di Michele Gordigiani, il pittore dei ritratti ufficiali della famiglia reale italiana, che svolsero un ruolo chiave sia in questa sua svolta spirituale che nella creazione della sua rete di contatti personali e professionali. Fülep nelle sue memorie ricorda che fu quest’anziana signora a prestargli gli scritti di Santa Caterina da Siena, per poterne poi discutere periodicamente, e che fu grazie alla sua mediazione che egli potè aderire al gruppo intellettuale della Biblioteca Filosofica, luogo di ritrovo di giovani filosofi come Papini o Marucchi, dove avrebbe potuto esporre le proprie idee, esercitare le sue qualità di studioso e fare amici come Amendola. 16 Lajos Fülep e Artúr Elek 17 Sándor Weöres, János Pilinszky, Ágnes Nemes Nagy, István Vas, Géza Ottlik e tanti altri. 18 La visione della biblioteca come una sorta di baluardo che protegge dalle tempeste della storia appare anche nella descrizione degli anni della seconda guerra mondiale di Sándor Lénárd, che passò a Roma diversi anni, prima da profugo, poi da emigrato. 19 Può essere considerato di valore emblematico il fatto che Màrai segnò con questo pseudonimo anche le sue letture per la radio degli emigrati ungheresi, l'Europa Libera ("Szabad Európa”). 103