Török Delma (szerk.): Italia. Episodi mediterranei. Esperienze italiane degli scrittori ungheresi, 1890-1950 (Budapest, 2015)
Interpretazioni - Dalma Török: Episodi mediterranei Note in margine all’esposizione
come nostalgia verso un luogo dove non è più possibile tornare (se non attraverso la finzione, siccome la meta del suo desiderio non è un posto concreto, bensì la propria gioventù). Di conseguenza la rappresentazione dell’Italia ne II viaggiatore e il chiaro di luna è non solo il dolore per la perdita di un universo che non può più essere recuperato, ma anche la sintesi della gioia di aver ridestato, anche se in modo fittizio, questo universo e di poterlo rivivere per un breve lasso di tempo. Un’altra caratteristica generale di come gli artisti ungheresi vivono il loro viaggio in Italia è che spesso questo ha una forza catartica e segna una svolta nella loro vita notata subito, come una certezza subitanea e con la consapevolezza del ricordo. Non si tratta di una semplice e soggettiva sensazione, siccome può essere confermata non solo dalla vita degli autori, ma anche grazie a quanto descritto nelle loro opere. Babits, il coniatore del termine italomania, fa il suo primo viaggio in Italia da giovane insegnante delle scuole medie e si abbandona all’ambiente italiano con la consapevolezza che una volta tornato in Ungheria si sarebbe nuovamente trovato forzato in una locazione che ritiene (a ragione) fine del mondo sia a livello geografico che a livello culturale. Il suo interesse precoce per la Divina Commedia un po’ a causa di questa forzatezza, un po' grazie alle esperienze dei viaggi in Italia, da adulto diventerà un vero e proprio impegno del poeta, una determinazione: preparare una nuova traduzione dell’opera, per poter mostrare i valori del mondo di Dante attraverso la poesia. Si impegna ad un lavoro che durerà 15 anni e la prova maggiore della serietà del suo impegno è il suo metodo di lavoro: come primo passo conta i versi dell'opera originale, poi progetta con la massima cura la struttura e la forma di una raccolta di traduzioni in manoscritto e fa rilegare i fogli bianchi per potervi poi trascrivere o incollare i passi tradotti. Questa fase di creazione fisica dell’opera non solo serve come una sorta dì motivazione nei momenti di avvilimento, ma grazie a questo impegno preserva una parte autentica dell’Italia, usando l’opera dantesca come un legame stretto con l’universo che considera la sua primaria fonte di ispirazione a livello culturale e liberandosi dalla sensazione di privazione e forzatezza grazie all’intimità che assume con la lingua poetica italiana, nel senso stretto della parola. 98