Török Delma (szerk.): Italia. Episodi mediterranei. Esperienze italiane degli scrittori ungheresi, 1890-1950 (Budapest, 2015)
Interpretazioni - Dalma Török: Episodi mediterranei Note in margine all’esposizione
li soggiorno in Italia può essere considerato decisivo sia dal punto di vista del percorso di vita che di quello professionale anche per l’esteta e filosofo dell’arte Lajos Fülep ( 1885-1970). Fülep arriva a Firenze nei primi anni del Novecento, con una borsa di studio dello Stato ungherese e dopo essere passato per diversi altri centri culturali europei. Si ferma a Firenze per sei anni e, come scrive nelle sue memorie, all'inizio si approccia alla questione della fede con una vera e propria avversione, prestando attenzione esclusivamente alle nuove tendenze artistiche, che a loro volta però lo spingono verso i grandi artisti del passato - soprattutto quelli medievali. Sarà questo contatto ad aprire la sua anima alla dimensione spirituale.14 Fülep arriva alla fede attraverso l'esteticità15 e ciò lo induce ad un cambiamento radicale del suo percorso professionale: dopo il suo ritorno in Ungheria si laurea in teologia per trasferirsi in campagna e lavorare come prete. Non abbandona però la vocazione di teoretico dell’arte e con i suoi numerosi studi rimastici in frammenti attraverso i seguaci fa avvalere una prassi scientifica e pedagogica incentrata sulla convinzione che vita e arte scaturiscono dalle stesse radici e che l’esteticità deve far parte della quotidianità, convinzione nata in lui nel corso del soggiorno in Italia. Per quanto riguarda la passione per l’Italia l'approccio più estremo è quello dei due germanisti Frigyes Riedl (1856- 1921) e Jenő Péterfy (1850-1899), che misuravano il valore del loro stipendio da insegnanti del liceo in rapporto alla lunghezza del soggiorno in Italia che questo permetteva. Per loro questi viaggi erano un evento che consacrava la quotidianità, con una tale carica emotiva da rendere l'Italia una sorta di ‘‘patria distaccata”, fonte di un’initimità temporanea che li ricaricava non solo a livello spirituale, siccome nel Bel Paese potevano evadere la routine da studiosi rilegati tra le pareti del loro studio e provare la gioia della semplice esistenza. Dalla corrispondenza reciproca e con i loro allievi si deduce che per loro la fonte principale del fascino dell'Italia era la possibilità di vivere nella realtà quotidiana la fusione totale dell’esteticità, della spiritualità e della storicità. Conoscere l’Italia nei suoi piccoli dettagli diventò una vera e propria passione per loro, che si impegnavano 99