Magyar László szerk.: Orvostörténeti közlemények 166-169. (Budapest, 1999)

TANULMÁNYOK — ARTICLES - Leoni, Francesco: La medicina monastica ed i suoi aspetti religiosi

in modo esplicito gli infermi a Cristo, paragone che tornerà poi continuamente nelle successive regole del monachesimo occidentale e starà alla base stessa, quale causa ed insieme giustificazione, di tutta la medicina monastica. 14 Nonostante tali spunti ed anticipazioni questa, tuttavia, fiorì pienamente soltanto nei monasteri dell'Occidente benedettino, dove, nel generale imbarbarimento delle condizioni di vita e dei costumi e nel venir meno del sapere scientifico dell'antichità, era destinata a predominare fino alla rinascita culturale dei secoli XII e XIII, quando tre fattori di grande rilievo avrebbero determinato l'enorme mutamento dell'arte medica nel basso medioevo: l'influenza rinnovatrice della scuola di Salerno, che ben presto, seppure tanto dovesse all'esperienza della medicina monastica, assunse un carattere decisamente laico, influenza poi accresciuta ad opera dei traduttori di Toledo e degli altri centri di diffusione della me­dicina greco-araba, l'autorevole ed influente esempio dell'ordinanza emanata nel 1231 da Federico II, che prescriveva il possesso di un titolo ufficiale per l'esercizio dell'arte medica, ed infine la graduale istituzione di facoltà di medicina presso le nascenti università. Esigenze di natura disciplinare e morale — non ultima la necessità della stabilitas, reclamata dagli ordini riformati -— indussero inoltre le autorità ecclesiastiche a limitare prima ed a proibire successivamente, in una ininterrotta serie di concili, da quello di Clermont nel 1131 a quelli di Parigi nel 1212 e di Rouen nel 1214, la pratica della medici­na, insieme a quella del diritto, ai chierici sia regolari che secolari, interdizione motivata anche dal fatto, come si può leggere negli atti del concilio di Clermont, che si erano verificati, sebbene non spesso, gravi deviazioni: «Grafia lucri medicinam addiscunt ... prò detestanda pecunia sanitatem pollicentem.» 15 Per tutti i secoli dell'alto medioevo, però, il medico monaco o sacerdote era state quasi l'unica figura di terapeuta conosciuta e seguita con fiducia ed essa scomparve solo lentamente ed in modo graduale, nonostante le reiterate interdizioni dei concili, a conferma di quanto l'instituzione della medicina monastica fosse profondamente radicata nella società medievale e corrispondesse alle sue più intime necessità, sia di tipo spirituale che corporale. Fin dal principio, come abbiamo già detto, il fondamento di queste pratica medica fu infatti la philanthropìa intesa in senso cristiano; già nella Regola di S. Benedetto, come in quella di Schenute, si può leggere che «prima di tutto e sopra tutto bisogna curare l'assistenza agli infermi, dimodoché si serva a loro proprio come a Cristo in persona, poiché egli ha detto: ero malato e mi avete visitato {Matt., XXV, 36) e »ciò che avete fatto ad uno di questi piccoli, lo avete fatto a me« {Matt., XXV, 40)» ed in altra parte di essa si raccomanda che il cellarius curi i malati «con tanto amore, come se si trattasse del proprio padre». 16 La carità del cristiano, che ha il dovere evangelico di alleviare le sofferenze dei fratelli, era invocata anche da Cassiodoro, che già aveva, prima di ritirarsi nella quiete di Vivarium, restaurato alla corte di Teodorico la carica di comes archiatrorum, per giustificare l'invito rivolto ai suoi giovani compagni a dedicarsi allo studio dell'arte 14 Per la citazione tratta dalla regola di S. Antonio, cfr. Pazzini, A.: Isanti cit., p. 272; per la regola di S. Pacomio e per quella del «Monastero Bianco», cfr. ibidem, pp. 273—277. 15 Cit, per esempio, in LAIN Entralgo, P. L. op. cit., p. 73. Cfr. anche Agrimi, J., Crisciani, C: Malato op. cit., pp. 23, 99 a 176. 16 Per le citazioni del capitolo XXXVI della Regola, cfr. ibidem, pp. 100—101 e in Lain Entralgo, P. L., op. cit., p. 64. Per una buona edizione di essa, corredata da amplissimo comments, cfr. La Règie de Saint Benoit, intr., trad. e note di A. de Vogue, testi stabiliti e presentati da J. Neufville, 6 voli., Parigi, 1972.

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