Hessky Orsolya - Róka Enikő szerk.: Pittori ungheresi in Italia 1800–1900, Aquarelli e disegni dalla raccolta della Galleria Nazionale Ungherese (Galleria Nazionale Ungherese di Budapest 2002/2)

ORSOLYA HESSKY "Se vuole diventare pittore". Pittori ungheresi in Italia 1800-1900

Per quanto riguarda le esposizioni, alia mostra dal titolo Paesaggi italiani tenutasi al Museo di Belle Arti (1943) vennero esposti i disegni che erano di propriété del museo, ma la selezione non fu limitata aile opère dei viaggiatori ungheresi. Nel 1967 la Galleria Nazionale Ungherese ospitö la mostra dal titolo Pittori ungheresi in Italia 9 , una rassegna di opère a olio e di grafiche con soggetto italiano, di artisti delPOttocento e del Novecento. Da allora, fino ai nostri giorni, il tema è stato trattato diverse volte all'estero, ma in Ungheria manca ancora una ricerca approfondita sulla prima meta delPOttocento e sugli artisti di quel periodo. Károly Marko e i suoi allievi Károly Marko senior fu Punico viaggiatore ungherese a stabilirsi definitivamente in Italia. Tale scelta non fu motivata solo dalla sua intenzione di vivere nella penisola, ma anche dal fatto che tra gli artisti ungheresi fu Punico che riuscï a inserirsi perfettamente nell'ambiente e a riscuotere grandi successi lontano dalia patria. Markó veniva dalPAlta Ungheria e, dopo essersi trasferito a Pest, tramite Gábor Fejérváry (ripr. 10.) riusci a trovare un mecenate: il barone József Brüdern - con il suo aiuto riusci ad andare a Vienna nel 1822. Dopo i suoi studi, prima di arrivare in Italia, visse ancora per alcuni anni a Vienna e dintorni. Li si rese conto di quanto fosse diversa la pittura di carattere topografico da lui conosciuta e praticata rispetto a quella dei maestri che dipingevano nella culla dell'arte classica, vale a dire in Italia e in Grecia. A quel punto cominciö a maturare in lui il desiderio di andare in Italia. Sappiamo poco dei suoi anni passati a Vienna. Dall'autobiografia di Miklós Barabás si apprende che questi incontrö per la prima volta Markó, "il pittore già a quel tempo illustre" 10 nel 1829, durante il suo primo soggiorno a Vienna. Markó esponeva regolarmente aile mostre dell'Accademia, divenne famoso e conobbe il banchiere Viennese Geymüller, grazié al quale, nel 1832, potè finalmente partire per l'Italia. Probabilmente, nei suoi progetti, PItaliana era la meta definitiva. Voleva andare a Roma, ma prima fece tappa a Venezia, a Bologna e a Firenze. Arrivato a Roma, affittö un atelier 11 e cominciö a lavorare subito. La sua pittura degli anni precedenti che testimoniava lo spirito dell'accademismo di Vienna, si trasformö quasi da un momento all'altro: da una parte le sue opère rivelavano l'ammirazione per Parte classica, dall'altra subivano molto l'influenza della pittura Staffage idillica ed eroica del Seicento, soprattutto di quella paesaggistica di Claude Lorrain e dell'arte dei pittori tedeschi e austriaci attivi a Roma. Dalle informazioni che abbiamo a disposizione risulta che abbia stretto relazioni con i Nazzareni di Roma: con Anton Koch (1769-1839), Carl Blechen (1798-1840) e Carl Rottman (1797-1850). A Roma Marko riusci ad avere una certa notorietà sia tra i pittori che tra il pubblico. Secondo i suoi biografi 12 ottenne sempre più commissioni, apprezzato anche dai suoi colleghi pittori, ebbe numerosi allievi, italiani e stranieri. Le informazioni che si hanno a disposizione sulla sua vita e sulle sue opère ci vengono fornite dalla sua intensa attività epistolare. 13 Dopo alcuni anni, perö, dovette lasciare Roma a causa di una sua malattia che diventava sempre più grave. Su consiglio dei medici parti per San Giuliano, una stazione balneare vicino a Pisa, dove pian pian cominciö a stare meglio.

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