Az Egri Múzeum Évkönyve - Annales Musei Agriensis 15. (1977)

Szabó János Győző: Az egyház és a reformáció Egerben (1553–1595)

raggruppare quartieri fino allora separati. I gesuiti nel settembre del 1578 lascia­rono non molto di buon grado a Eger il frate János Leleszi. Perché la regola non ammette che una missione per lungo tempo sia appannaggio di un unica persona. La missione di Leleszi fu un caso particolarmente eccezionale, perché da solo 6 mesi predicava e confessava a Eger e sostenne anche contro versié in materia di fede : il suo avversario fu Joachim Magdeburgius, che — secondo la fonte gesuita — venne battuto da lui. Leleszi trovô un unico altare consacrato nella ricostruita chiesa di S. Michèle e scrisse indignato, che lo ostensorio era in legno. Per sua iniziativa si ini­ziö la costruzione di un nuovo altare e fu acquistato un ciborio d'argento dorato. Magdeburgius nel gennaio del 1579 insieme con la popolazione délia sua casa e con tutti suoi béni lasciô Eger. Leleszi se ne andö nel marzo del 1579 — il suo ordine lo richiamava in Transilvania. Dopo questi avvenimenti la congregazione protes­tante di Eger invito il dottissimo rettore di Sárospatak, nominato Mihály Paksy Cormeus, che fu a capo délia riforma di Eger fino al 1583. Sebbene Paksy non tramandasse grandi opère ai posteri, in base alla sua fama non dobbiamo pensare a uno smarrimento délie sue scritture ma, a una notevole arte oratoria. Il soggiorno di Paksy a Eger coincide con la comparsa a Eger del più grande poeta ungherese del XVI. sec, Bálint Balassi. E quasi impossibile, che questa circostanza potesse restare senza influenza sul poeta ungherese. Quando Mihály Paksy era il parocco di Eger succese uno avvenimento simil­mente importante sia dal punto di vista dei cattolici, sia da quello délia confrater­nita, accaduto nel giugno del 1580: i nobili délia città occuparono con le armi la chiesa di S. Michèle del capitolo e vi condussero il loro predicatore. Da allora fino al 1687 la chiesa che sorge va sul posto dell'odierno cattedrale arcivescoviale non era nelle mani dei cattolici. Il capitolo verosimil mente usa va la piccola chiesa di Santa Caterina nella strada dei canonici per officiare la messa agli abitanti catto­lici che non erano certo in piccolo numero (per esempio anche il giudice délia città restava cattolico). Nella città dopo di ció anno vera vano due chiese e il tempio S. Michèle dei protestanti fu chiamato la Chiesa Ungherese, probabil mente perché nella chiesa Santa Caterina del capitolo la liturgia si svolse in lingua latina. In Austria in questo tempo sotto l'imperatore Rodolfo e prima di tutto per iniziativa delParciduca Carlo è giá cominciato interamente il corso délia ricatolizzazione. Nella „provincie" orientali degli Absburgo, cosi anche in Ungheria la Contro riforma iniziö con un ritardo di più anni. Prima dovettero organizzare il colleggio gesuita di Nagyszombat nel 1582 e i gesuiti dovettero fermamente affermarsi in Transilva­nia con la protezione dei Báthory. La visita di Miklós Telegdy nel 1582 nella diocesi di Eger, chi fu governatore apostolico di Esztergom (vescovo di Pécs) quasi prepare il viaggio di Antonio Possevino, che trascorse nel 1583 piu mesi in Kassa e nella prepositura di Leleszi. Sebbene Possevino si fosse recato a Kassa con lo scopo di condurre trattative diplomatiche (per stabilire pace tra i Báthory e Vienna), tut­tavia teneva d'occhio tutta la situazione e il suo lungo elaborate è una fonte molto valida per la conscenza di quel periodo della diocesi di Eger. Sappiamo, che all'inizio degli anni 1580 i canonici del capitolo lottavano in­sieme con i soldati della fortezza del confine contro i turchi, e si riferivano a Giovanni Kapisztrano per le ammonizione di Possevino. Nei capitoli di Eger allora i preti furono in 13, circa quanto annunciö János Leleszi nel 1578, nel 1574 furono solo in dieci, mentre nel periodo piú difficile, al tempo della persecuzione del Magócsy tra 1564 e 1567 furono insieme in numero complete di 20. Conosciamo anche i nomi del preposto grande, del preposto, del lettore, del cantore, del custode e del vicario dei canonici non soltanto negli anni 1580 — 90, ma dal tempo di Verancsics, in 11* 163

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