Alba Regia. Annales Musei Stephani Regis. – Alba Regia. Az István Király Múzeum Évkönyve. 25. – Szent István Király Múzeum közleményei: C sorozat (1995)

Rei Cretariae Romanae Fautorum Acta XXXIV - Ciarrocchi, B.: La ceramica a vernice rossa dalla basilica di Pianabella (Ostia). p. 231–239.

Fig. 7: Imitazioni della sigillata africana meta V-inizio VI secolo, oltre a due residue, sembrano imitare la contemporanea sigillata africana D di importazione specialmente nei suoi tipi Hayes 91 e 61 (fig. 7). In particolare la prima, che riproduce il vaso a listello, è attestata in diversi siti dell'Italia (Whitehouse 1982, 64; Whitehouse 1985, 180; Carignani et al. 1986, 33; SAGUI-PAROLI 1980, 204; VILLEDIEU 1984, 305, fig. 119-120; Dejana-Sironi 1973-75, 332, tav. 9; Arthur­Whitehouse 1982, 42; COTTON 1979, 176; Arthur 1985, 251; Staffa 1986 642; Pacetti-Sfrecola 1988, 486; Freed 1985, 102) ed in generale del Mediterraneo occidentale, ma gli esemplari attestati a Pianabella presentano alcune differenze, come il listello appena accennato e la appartenenza di questo tipo di orlo a forme chiuse. E' quindi probabile che nella creazione di una parte di questa suppellettile gli artigiani locali avessero ben présente la morfológia dei vasi in sigillata da cui traevano spunto ma la rielaborassero poi secondo la nécessita del momento. Si spiegherebbe cosï anche la prevalenza di esemplari, come brocche e bottiglie, che, specialmente dalla meta del V secolo, si pongono come alternativa ai corrispondenti tipi di importazione che costituivano forme non facilmente commercializzabili. Gli altri esemplari attestati in tutti questi livelli, pur non essendo imitazione di prodotti di importazione, sono tuttavia caratterizzati da una elegante fattura. La maggior parte di essi trova significativi confronti in numerosi contesti italiani. Si fa riferimento non solo ai fondi con costolature sulla superficie esterna qui presenti in numerose varianti (fig. 8), ma anche alia maggior parte degli altri presi in esame in precedenza. Solo alcuni tipi attestati a Pianabella infatti sembrano unici nella loro realizzazione. La qualité di questi prodotti, il discreto livello di standardizzazione di modelli attestato e la contemporanea presenza di molti tipi in siti diversi sembrerebbe suggerire una produzione organizzata ancora, almeno fino alla meta del VI secolo, a livello industriale, anche se entro ambiti più ristretti, che si pone in competizione con la ceramica di importazione. Inoltre sembrerebbe ipotizzabile una certa circolazione di queste forme in ambito italiano che venivano poi riprodotte nelle varie aree con argille locali. L'importanza anche da un punto di vista quantitativo di questa classe ceramica nel contesto ostiense in esame è confermata da un'ulteriore analisi compiuta sul vasellame da mensa e da cucina proveniente da alcuni battuti stradali tardoantichi inquadrabili in tre fasce cronologiche comprese tra la prima meta del V e l'inizio del VII secolo d.C. Essi costituiscono una sequenza cronologica e stratigrafica abbastanza attendibile e l'indice di residualità qui riscontrato non è molto rilevante. II materiale preso in considerazione per le prime due fasi (fig. 9 e 10), offre un quadro interessante e présenta sostanzialmente le stesse caratteristiche. Le sigillate africane D (5 e 17%) e С (4 e 1%) sono molto menő importanti rispetto aile produzioni locali, acroma e dipinta, che già dalla prima meta del V 236

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