Alba Regia. Annales Musei Stephani Regis. – Alba Regia. Az István Király Múzeum Évkönyve. 10. 1969 – Szent István Király Múzeum közleményei: C sorozat (1969)

Szemle – Rundschau - Csillag Pál: I Giuristi di origine africana nell’ Impero Romano. X, 1969. p. 184–187.

fondarono a Roma pure delle scuole, persero man mano la loro influenza. Anzi, il livello e la disciplina di queste scuole diminui­rono tanto che esse furono costrette a prendere provvedimenti amministrativi contro gli Scolari renitenti (Cod. Th. 14, 8, 1). Lo dimostra il testo seguente: ,,... si quis de his non ita in urbe se gesserit, quemadmodum liberalium rerum dignitas poscat, pu­blice verberibus adfectus statimque navigio superpositus abiciatur urbe, domumque redeat". Alcuni dei reperti africani attestano che molti giuristi locali non erano soddisfatti di esercitare nelle province dell'Africa. Essi allora si trasferivano a Roma. Secondo un documento tro­vato a Sitifis in Mauretania (CIL, VIII, 8489), il giurista di nome Marinus proveniente da una famiglia che in Africa aveva una funzione dirigente locale, divenne cavalière romano: ,,Eques romanus, iuris peritissimus". Secondo reperti algerini (ILA, I, 1362: D., 7742; I. 1236) Q. Vetidius Iuvenalis nato a Thubursicu Numidarum e quivi opérante, oltre ad essere agricola bonus, aveva svolto anche una proficua attività legale come in foro iuris peritus. Tutto ciö avveniva dopo la fine del 11° secolo. Tra i nume­rosi legali delle provincie venuti a Roma in simili circostanze dobbiamo cercare l'origine dei famosissimi giuristi romani dellTmpero. 7. Contrariamente alla parte orientale dellTmpero Romano, di lingua greca, dove il tradizionale retore aveva vantaggi ri­spetto all'avvocato romani, in Africa la giurisprudenza romána si diffuse fortemente a incominciare dal secondo secolo. Questo svi­luppo fu favorito in particolare dalle città governate da pro­consoli, dove questo ufficio era un terreno favorevole per ap­prenderelecognizioni didiritto. Per di più, in queste città viveva un maggior numero di elementi laici ed era più attiva la vita economica. Inoltre la varietà e complessità délia vita e l'elemento vitale dello spirito romano resero più attivi in queste città il diritto romano e lo studio di questo in funzione di tutti questi fat to ri. 8. A tutte queste circostanze si aggiunge ancora la particolare tendenza e passione délia razze africane per la dialettica. A ciö erano necessaria ugualmente la precisione di legge che costituiva l'essenza del diritto romano, nonché la retorica allora in gran voga e le discussioni teologiche. Nelle province naturalmente se c'era bisogno di un legale, venivano in considerazione — per la conoscenza délia lingua latina — gli italici che vi viveveno in gran numero, i loro discendenti о i loro schiavi liberati. Giovenale non aveva senza ragione denominato TAfrica „Nutricula causu­dicorum''' (1, 148). Fronto, originario da Cirta in Africa e Apuleio da Madaura raggiunsero le più alte vette della retorica nel loro tempo. La chiesa cristiana africana era per questi caratteri la più importante di tutte. Mommsen aveva tutte le ragioni per considerare in quell'epoca alio stesso livello la letteratura afri­cana, e quelle cristiana e latina (Th. MOMMSEN, Röm. Gesch. V, 6, 59. La popolazione locale per la sua stessa natura era un terreno fertile non solo per le discussioni giuridiche, ma anche per le lotte dogmatiche entro la cristianità. 9. Tra le varie correnti che influirono sul diritto romano quella africana fu di grande importanza. Anche a prescindere dalla spe­ciale funzione delPEgitto, corne già accennato, anche in base agli scarsi reperti trovati finora nelle altre province dell'Africa una volta fiorenti ed ora sepolte dal deserto, possiamo tran­quillamente affermare che nelle province africane non solo veniva esercitato localmente il diritto romano, ma che esse diedero per­fino a Roma numerose eminenti personalità. Prima di passare a ricordare brevemente soltanto alcuni eccellenti giuristi romani di origine africana apprezzati sempre anche dai posteri, non vorrei dimenticare coloro il cui luogo di origine non puö essere ancora esattamente identificato allô stato attuale delle ricerche a per mancanza di documenti. Per varie — discutibili — suppo­sizioni io stesso sospetto che tra i giuristi romani siano di origine africana Masurius Sabinus, Cn. Arulenus Felix, Sex. Pompo­nius, Papirius Iustus, Q. Cervidius Scaevola, Aemilius Papinia­nus, Tertullianus, P. Pinnius Iustus, Puteolanus, Domitius Ulpianus, Aemilius Macer. Infatti in Africa la coltura del diritto romano aveva radici molto piu profonde che in qualsiasi altra parte deWImpero, poiché il patrimonio intellettuale a cio neces­sario aveva le sue favorevoli prémessé storiche, economiche e sociali (KUNKEL, о. с, 352, Nota 743; M. ROSTOVTZEFF, „Gesellschaft und Wirtschaft im Römischen Kaiserreich , \ II. 41 e 51. Purtroppo anche gli altri sistemi di ricerca del luogo di na­scita dei giuristi di origine africana presentano innumerevoli problemi. E' da ringraziare al faticoso lavoro degli storici e dei filologi il fatto che le ricerche epigrafiche e storiche su questo tema abbiano fatto negli Ultimi decenni notevoli passi in avanti. Mi riferisco cioè alla storia deH'aristocrazia dei senatori e degli équités, all'avanzata degli elementi provinciali nella classe diri­gente romána, alio studio delle circostanze dettagliate della liberazione degli schiavi in gran parte stranieri e alle ricerche sulla romanizzazione delle province africane. 10. Anche negli stessi documenti legali dobbiamo indagare in base alla caratteristiche della lingua e delle espressioni l'ori­gine dei giuristi africani. Non condivido l'esattezza delle affer­mazioni di Wölflin e dei suoi discepoli, tra cui Kalb (W. KALB: Roms Juristen nach ihrer Sprache dargestellt, Leipzig, 1890), benché siano senza dubbio notevoli i loro sforzi e metodi accu­rati dimostrati nello studio delle differenze dialettiche nella lette­ratura latina del periodo imperiale. Forse non era del tutto infon­dato dedurre una certa percentuale di africanisme — come ormai si considéra naturale il grecismo — in base aile opère dei grandi serittori latini africani Apuleius, Tertullianus e Fronto, aile espressioni latine arcaiche riportabili agli antichi coloni italici dell'Africa, alla tendenza dell'Africa alla ricchezza di parola, all'esame dettagliato dell'uso dei vocaboli e alla revisione della struttura sintattica. Anche il cosidetto tumor africanus compare corne risultato di profonde considerazioni a incominciare dal libro di Karl Sittl, uscito nel 1882 (SITTL, Über die lokale Verschiedenheiten der lateinischen Sprache) fino alla grande opera di Wenger pubblicata nel 1953 (L. WENGER, Die Quellen des römischen Rechts, Wien, 1953), naturalmente considerato sotto diversi aspetti critici. Con metodi simili raggiungono lo stesso scopo gli esami dei caratteristici volgarismi latini africani. Quando ci prefiggiamo sistemi di ricerca convalidabili in modo com­presibile, bisogna far attenzione alle falsificazioni e interpolazioni dei testi tramandati. Non possiamo per esempio non tener conto del fatto che il giurista Papiniano adoperava delle espressioni che dopo il 300 d. C. erano usate soltanto dagli serittori africani. Benché nelle iscrizioni trovate in Africa si incontrino molti nomi che nella letteratura giuridica romána vengono appena о affato ricordati, non possiamo aecontentarei di questi docu­menti. Perciö dobbiamo proseguire le ricerche a precisamente studiando i rapporti tra i luoghi di ritrovamento e quelli che figu­rano sulle seeitte. Ma questo metodo non si puö generalizzare, pioché per esempio si è riusciti con esso a trovare il luogo di nascita in Africa del giurista romano Pactumeius Clemens, mentre non si sono avuti risultati nelle ricerche riguardanti Juli­anus, pure di origine africana. Un metodo di ricerca fruttuoso puô essere Yesame dei nomi dei singoli giuristi. Utili deduzioni si possono trarre confrontando gli individui che hanno lo stesso prenome e nome di famiglia. 11. In base ai reperti possiamo affermare che nei primi due secoli del principato si e sviluppata una cultura provinciale a se. Questa fece sentire il suo effetto con l'immigrazione a Roma di dotati giuristi provenienti dall'Africa, che nella capitale si inse­rirono nella grande corrente dello sviluppo di una cultura ro­mána comune. A questo proposito vorrei presentare brevemente attraverso tre giuristi romani di indiscutibile origine africana l'importanza del loro apporto alla giurisprudenza romána. In primo luogo mi riferisco a P. Pactumeius Clemens originario da Cirta, oggi Constantie, in Algeria, che fece una brillante car­riera d'ufficio. Adriano e Antonino Pio avevano in lui tanta fidu­cia che lo mandarono più volte con seri incarichi ufficiali nelle varie province. Nel 138 Pactumeius divenne console. Dagli scritti tramandati possiamo dedurre che discendeva da una fami­glia ricca e illustre della allora capitale del reno della Numidia, che in origine era emigrata dall'Italia. Nella sua carriera egli fu decemvir litibus iudicandis, quaestor, praetor urbánus e persino membro del collegio Fetiales. Cosicché, benché proveniente dalla provincia, egli operava anche nel campo del ius sacrum. Questo voleva dire un serio apprezzamento professionale, dato che i pontefici massimi erano qualche volta giuristi eminenti corne Labeo, Capito, Iavolenus Priscus, Salvius Iulianus, Aburnius Valens. E' indubbio perö che in quell'epoca il ius sacrum non co­stituiva più il centro d'intéressé dei giuristi. Pactumeius era membro del consiglio imperiale probabilmente già sotto Adria­no, ma certo sotto Pio. Apparteneva alla specie di giuristi - che s tavano lentamente disparendo — che non erano ancora auto­r jzzati a dare i responsi. Purtroppo non abbiarno a disposizione 186

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