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Szemle – Rundschau - Csillag Pál: I Giuristi di origine africana nell’ Impero Romano. X, 1969. p. 184–187.
TAUBENSCHLAG, Das Rom. Privatrecht zur Zeit Diokletianus, 1923 ; Bulletin de l'Académie Polonaise des Sciences et des Lettres, Cracovia, 1919-20, 141 ; F. SCHULZ, Principles of Roman Law, Oxford, 1936, 135. Nota 2). Da queste lotte nacquero le opère dei famosi giuristi e prefetti pretori dell'epoca: le „Opiniones" del fenicio Ulpianus nato a Tyrus che specialmente in Africa aveva il „nomen gentile" di „Domitius" (KUNKELL, Herkunft und soziale Stellung der römischen Juristen, Wien, 1967, 253. Nota 527; A. BERGER, Encyclopedic Dictionary of Roman Law, Philadelphia, 1953, 750) e di Iulius Paulus, di origine ignota, il cui nome (CIL, VIII, 2403, 16 (Thimgad) ; 4829c ; Numidia Procons, 12 208 (Byzacena)) si trova spesso nei ricordi scritti dell'Africa, nonché il „Liber singularis reg-í//an/m"pseudo-ulpiano. Paolo e Ulpiano erano idonei a questo lavoro per la profonda conoscenza delle leggi locali — essendo di origine straniera — e per il fatto di essere gli assessori dell'eminemte giurista Papinianus praefectus praetorio di origine siriaca о africana. Papiniano infatti era apprezzato tra i giuristi romani appunto per il suo pensiero liberó, per le sue sentenze basate sulle nécessita délia vita e specialmente su concetti di equità e di morale, invece che su soluzioni di pura tecnica legale. Queste opère avevano lo scopo di difTondere in luogo del diritto locale la conoscenza del diritto deU'Impero Romano, di eliminare gli errori del diritto popolare e di rendére il diritto romano adatto alla procedura di cognizione abbreviata, più adeguato ai tempi, in luogo delle complicate regole di procedura vigenti prima. Il risultato di questa lotta contra le leggi locali è la più antica raccolta sistematica, basata su ricerche individuali, delle costituzioni imperiali, ciol il Codex Gregoriánus pubblicato presumibilmente dopo l'anno 291 d. C. dall'autore Gregorius non conosciuto più da vicino. In quest'opera la costituzionepiù antica è dell'imperatore Adriano. Questa raccolta nonché il Codex Hermogenianus, che ne è la continuazione, contenevano originariamente le costituzioni emesse dall'imperatore Diocleziano tra il 291 e il 294. Purtroppo ambedue i codici sono ricostruibili soltanto da estratti (Specialmente Fragmenta Vaticana délia seconda meta del IV° secolo, Collatio Legum Mosaicarum et Romanarum scritta tra il 390 e 428, Consultatio Veteris cujusdam iuriconsulti, compilata da autore ignoto nell'Impero Romano d'Occidente alla fine del V° al principio del VI° secolo, Lex Romana Burgundiorum, raccolta compilata intorno al 500 per ordine di Alarico II re dei Yisigoti (Spagna,Francia Méridionale, Visigoti: 484—501). 4. Gli scavi dei resti delle città africane, la letteratura laica e cristiana dell'Africa in lingua latina confermano che la cultura romána in Africa raggiunse il suo apogeo nei secoli IIP e VI° d.C. Alla rapida diffusione del cristianesimo in qussta regioné contribuirono in gran parte numerosi fattori corne il carattere e il temperamente tipico dei popoli qui viventi, corne causa politica il malcontento neimunicipi africani, e specialmente la reazione délia popolazione indigena dell'Egitto ostile per tradizione agli stranieri. Anzi, nel IIP secolo sul territorio dello Imoero Romano proprio la chiesa africana divenne una delle organizzazioni cristiane più forti. L' Africa romána fino alPinvasione mussulmana era economicamente più prospéra délia altre parti deU'Impero (Su questo argomento i dati più recenti si trovano nella Bibliographie Analytique de l'Afrique Antique (1960—62) compilato da J. DESANGES e. S. LANCEL, en el Bulletin d'Archéologie Algérienne 11962 — 65. In particolare la conferenza di /. Desanges (Parigi 1967) al colloquio di „Afrika und Rom" Halle dal titolo: „Recherches récentes sur le peuplement et les structures autochtones de Г Afrique romaine". Nella summenzionata edizione Algerina, nel V capitolo: „Christianisme africain. Archéologie chrétienne. Afrique vandale et byzantine". 198). 5. Nelle suddette condizioni sociali, economiche e storiche sono da superare non poche difficoltà di ricerche per individuare tra i rinomati giuristi dello Impero Romano quelli nati in Africa. Anche basandosi soltanto sui reperti trovati, per i discussi sistemi di ricerche l'esito dipende moite volte dal caso. Le leggi tramandate per tradizione, di valore puramente letterario, sono neir Africa romanizzata ancora poche e non ancora rintracciate. Cosi per ora dobbiano accontentarci delle prove documentate. In questo campo pero vi e una sensibile differenza e disuguaglianza tra i vari territori dell'Africa. L'Egitto per esempio è in una situazione straordinariamente vantaggiosa, per il clima favorevole e le speciali circostanze storiche, rispetto aile altre provinde romanizzate délia Africa. Inoltre i numerosi reperti trovati in Egitto ce lo portano moite vicino, mentre questo fattore mancava finora per le altre province africane. E' da supporre che anche altrove nel deserto l'Africa nasconde ancora numerosi dati sconosciuti. Dai reperti trovati finora — fatta eccezione per l'Egitto — sappiamo ben poco délia vita giuridica delle altre province africane. E' da sperare che ricerche sistematiche e forse anche il caso cambieranno quanto prima questo quadro. Cosi il colloquio „Africa und Rom" tenuto a Halle nel 1967 fu una tappa importantissima per quel che riguarda la ricerca sulla vita sociale, culturale ed economica in generale delle province romane dell'Africa. 6. In mérite aile ricerche sulla provenienza dei giuristi romani nati in Africa sarà opportuno ricordare le condizioni locali in cui essi svolgevano la loro attività, nonché la vita giuridica delle province stesse. I proconsoli romani investiti di giurisdizione che procedevano secondo il diritto deU'Impero Romano — per stendere i testamenti, i contratti e altri documenti economico-commerciali basati sul diritto nazionale dei cittadini romani — avevano bisogno di periti legali ( iuris periti) esperti nel diritto locale délia provincia. Kunkell (KUNKEL, о. с, 263; cf. l'edizione algerina piu sopra menzionata in particolare il IV capitolo „Période Romaine", 284 — 298) in base ai reperti, fece un'esemplare presentazione dell'attività dei giuristi operanti nelle province dell' Africa prima di Diocleziano. Nella sua esposizione troviamo — accanto agli impiegati legali deU'Impero Romano — i iuris consulti, iuris periti, iuris Studiosi, magistri iuris, advocati, causidici e nelle scritte e nei papiri di lingua greca anche molto spesso i giuristi nomikoi. Sarebbero necessari ulteriori e più differenziati esami sulle altre attività degli antichi avvocati africani che esigevano principalmente una preparazione retorica. I reperti venuti alla luce ci hanno fatto conoscere addirittura per nome la vita quoitidiana (KUNKEL, о. с, 265) dei giuristi che svolgevano la loro attività non solo in Egitto, ma principalmente sul territorio dell'Algeria. Tra i documenti trovati nelle antiche città abbandonate e ricoperte dalla sabbia del deserto incontriamo in relazione all'attività dei giuristi africani locali i nomi delle città di Thubursicu Numidarum, Lambaesis, sede délia Legio III Augusta, Sitifis e Gightis, quest'ultima situata al l'estremità sud-orientale délia Sirte Minore. Molti di questi reperti, spesso scritti о interpretati erratamente, sollevano problmi interessanti. Cosi non è chiaro corne lunius Urbánus, menzionato per nome nei reperti, possa esser stato giurista respondens in un periodo quando questa specie di attività legale era cessata già da tempo a Roma. Se questo fatto si puö anche per più ragioni mettere in dubbio per quel che riguarda questo giurista proveniente da Gightis, il reperto ad ogni modo ci fa riflettere (Ibid, Nota 735). Un altro documento trovato a Cartagine (CIL, VIII, 12418 = D., 7748) parla di M. Picarius M. Memoris fi. Turranianus, insegnante nella capitale di questa provincia. Questo magister iuris si puö forse mettere in relazione con la scuola di giurisprudenza di Cartagine, valutata diversamente dai vari studiosi. A proposito di questa, Apuleius numidiano nato a Madaura in Africa che era stato egli stesso allievo a Cartagine, parla corne Camena Togatorum nel suo trattato di contenuto retorico dal titolo „Florida" (Flor. 18 (4, Helm. 20)) scritto tra il 160 e il 170 d. С Anche ad Alessandria c'era una scuola di giurisprudenza, di questa perö Giustiniano aveva ben cattiva opinione (Const. Omnem 6). Riportando le parole di Tribonianus: „Audivimius etiam in Alexandria splendidissima civitate et in Caesarensium et in aliis quosdam imperitos homines devagare et doctrinam discipulis adulterinam t rädere". Non si puö accertare se un giurista dal nome ancora sconosciuto ma nominate su una scritta délia città di Roma come originär io dall' Africa (CIL, VI, 33 867) „Praetestatus iuris per it us nobilissimus ex Africa" abbia fatto i suoi studi in Africa oppure a Roma. Anche questi, come molti suoi connazionali dell'Africa, era stato portato nella capitale delPimpero per compiere gli studi di legge in seguito alla grande richiesta di giuristi veriflcatesi nell'impero, nonché a ragioni di lavoro. Gli allievi provenienti dalle province potevano trattenersi a Roma per ragioni di studio solo fino all'età di vent'anni. Tra essi gli studenti di legge arabi erano a Berytus in posizione privilegiata, dato che — per un beneficio generale dell'imperatore — potevano trattenersi nella capitale fino a venticinque anni (Cod. lust, 10, 50, 1 „Severino et ceteris scholasticis Arabiis"). A Roma anche i discepoli dei giuristi che occupavano cariche eminenti provenivano in gran parte dagli équités della provincia. In seguito all'aumento di numero dei giuristi della provincia, quelli di origine romána che 185