Thallóczy Lajos: Jajca (bánság, vár és város) története. (Budapest, 1915. Magyarország melléktartományainak oklevéltára. Codex diplomaticus partium regno Hungariae adnexarum 4.)

fantaria. Inteso che lo assalto era mazor sopra reíroguardia che sopra antiguarda, lassassimo nostri ambi capi in loco nostro, con una squadra de fanti et 200 cavalli de proprii nostri con 100 cavalli et 200 schiopetieri. Soprazonsemo proprio che nostri haveano dato spalle et turchi con terribile corsa li persequitavano per tutta quella pianura per fina dove se cominziava a descendere quel loco rato; per qual pianura erano arbori tanto rari, che se poteva bon prevaler ogni equestre la frontato che ave li nostri noi visto animo­samente se voltoreno et fecemo fuzire turchi indietro per mező miliaro italico. Interim nostra fantaria se ascose apresso quelli rari arbori. Iudicato noi essere ormai tempó, dessemo spalle a galopo. Visto turchi che noi demo spale, ne cominziorono sequire con strepito et grandissimo cigare. Come nui passassimo alquanto quelli arbori dove nostra fantaria era ascosa, cominziorono trare et scargorono forsi 500 schiopi in una volta, de li nostri 200 schiopetieri insieme quelli che erano prima in retroguardia restati, et mazorono turchi et molti cavalli. Scargato che hebbeno una man de schiopetieri, noi voltati dessemo dentro con grandé danno et vergogna loro, quali certo erano mille cavalli senza fantaria loro, et nostri erano pochi cavalli; ma quelli schioppi improvvisi li fece danno et timore. Ne lassorono passare quella discesa, et li primi turchi presto se retirorono perché quelli erano pochi, zoé quelli li quali assaltorono le antiguardie nostre. Nientedimeno sempre ne seguitorono per fina apresso de Jayza, mö' pezegando di dietro, mö davanti et da li lati, tamen fuzivano come facevamo fermare le squadre. La mattina sequente, messe le victualie in Jayza con gratia de fOnnipotente Dio, et ordinato quello che bisognava, se ne andassemo a pernoctar lontano quasi uno miglio de Jayza cum lo exercito nostro per quella medesima via per la quale eramo venuti, contra voler de ambi bani quali omnino voleano andarsene per Camegrade, asperime vie et occulte. Tamen noi non volessemo far tal vergogna al nostro gratiosissimo signore serenissimo Re, anzi andassemo quella medesima via indietro per la quale eramo intrato, né volessemo levar la matina da li nostri stecati

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