Győri Tanulmányok. Tudományos Szemle 43/2021 (Győr, 2021)

Forrásközlések - Forrásközlések Bagi Zoltán Péter - Szovák Márton: Ruggerio Fabbarini leírása Győr 1594. évi ostromáról

BAGI ZOLTÁN PÉTER - SZOVÁK MÁRTON passorno le cose nel santissimo giorno della madre del Signore, al 15 di agosto. [14] Non restò Sinam di bresagliare con continui saluti d’artegliaria la città, la quale ci era gionta a malpartito perché le sale, le camere, le stalle, le cucine et le chiese erano più di un quarto ruvinate et ciò con balle da sessanta 396r in settanta et ottanta di peso. Il giorno a dì venti di agosto Sinam vedutosi a mal riuscire la cosa dell’attacco98 se rivoltò di nuovo con animo di tentar ogni impeto per far progresso con la batteria et far opera per sboccare nel fosso con le trincere lavorando più del solito con gran quantità di huomeni. La notte seguente prese il rivellino vicino al Danubio non v’essendo alcuno a guardia, pigliò ancora un poggetto rin­contro alla porta di terra lontano dalle sue trincere ottocento passi, fortificandola con gabbioni et con due pezzi d’arteglieria da campagna. Il che veduto da’ nostri risolsero di subito farli una sortita addosso et così posto insieme seicento unghari coraggiosi da due bande usciti et come è il loro costume tre volte chiamando il nome di Giesù così valorosamente investirono quel forte, dove erano circa cinquecento turchi per guardia, che tagliatone a pezzi ducento li altri si diedero a fuggire. Et cominciando a strassinare l’arteglieria per condurda nella città, quando sopraggiungendoli una banda grossa di cavalli turcheschi furono sforzati a cedere et retirarsi, ma con tanta bravura che quattro o sei di loro restorno dalle lande morti. Onde rifatta testa non volendo fuggire li affrontorno et fattisi avanti in modo tale assalirono la cavallaria che rincularono99 i nostri i turchi molti passi. Ma sobstentrando l’altro squadrone de’ turchi et li nostri hora 396v retirandossi, hora assalendo, hora cacciando con tanto stupore, che quattro fanti si alzi, si può dire, facessero star a segno uno grosso squadrone de’ nemici per due hore continue et furono sforzati abbandonare quel forte che turchi haveano fabbricato lasciando zappe, palli et ciò che per tal bisogno ci era. Restando ancora la campagna piena di morti de loro in numero di quattrocento et de’ nostri tra feriti et morti solo venti. [15] Gionse quel giorno in Giavarino il signor don Antonio de’ Medici venutovi come venturiero con il signor Verginio de Lamentana, con cento gentilhomini armati di corazza a prova et cento archibugieri a cavallo, tutta gente elettissima che ci haveria della Toscana condotto. Et nel campo de’ cristiani arrivorono pure quelli giorni millecinquecento ungheri et quattromiladuecento raitri et cento lancie con tutto. [16] Il nemico fosse accampato et impatronito della contrascarpa di due belouardi et atten­­desi gettarsi a terra et fossire nel fosso per imperlo, non perciò si temeva di nulla. Ma perché pur pareva a Sinam ogni fatica vana per pigliar la città, se non si impatroniva dell’isola, ordinò con carri, perciocché il fiume ora dominato da’ christiani, si portassero da Strigonia quaranta barche con la scorta di gran numero di cavalli. Ma ci occorse che essendo restati a dietro due ciaussi100 con cinquanta cavalli dal Palfi 397r assaliti, furono tagliati a pezzi et fatti pregioni li ciaussi101 l’uno a morte ferito et l’altro senza danno, questi condotto nel campo fu quel sano interrogato delle cose del turco. Referì che i turchi passavano al numero di centocinquantamila senza i tartari, ma che però non vi erano più di settantamilia da guerra buoni et che Sinam, di cui egli era secretario, havea espresso commessione dal gran signore di combatter ad ogni 98 Jav.: del stacco, Marani 1967: del Stareo. 99 Jav.: riculò. 100 Jav.: chrarissi. 101 Jav.: chrarissi. 146

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