Folia archeologica 3-4.
Pásztoryné Alcsuti Katalin: Giovanni Cornaro pecsétgyűrűje
278 C. PÁSZTORY-ALCSUTI: L'ANELLO-SIGILLO DI GIOVANNI CORNARO ambasciatore, al secondo concilio di Lione, insieme ai veneziani Paolo da Molino e Pancrazio Malipiero. 9 «... nel 1249 (fu) uno degli Elettori del Doge Marino Morosini.» 1 0 Anche quest'ultimo fatto ci conferma nell'accettazione dell'esistenza di nessi familiari tra i Morosini ed i Cornaro. Nel 1291 il Maggior Consiglio di Venezia dà licenza al nobile Giovanni Cornaro di andare con Tommasina Morosini in Ungheria e di stare colà sei mesi. 1 1 Il nome di Giovanni Cornaro non si trova negli elenchi dei procuratori di S. Marco, d^ me conosciuti, 1 2 forse, perchè, dimenticato dallo scrittore del primo elenco, i cronisti seguenti lo avranno omesso. Tra le vecchie fonti, anteriori al Molmenti, non trovo solo da Flaminio Cornaro 1 3 che Giovannni Cornaro fosse stato procuratore. Può darsi che non lo fosse stato nemmeno e, quell'unica fonte che lo menziona 9 Si legge nell' opera di E. A. Cicogna, Delle Inscrizioni veneziane (Venezia, 1842. V. pag. 557) il passo seguente: «Il cronista (Martino da) Canale ci conserva la notizia... che Nicolò Natale ossia dei Natali cherico della Contrada di S. Rafaello scrisse più cose, intorno al Concilio di Lione, dietro la relazione che gliene fecero i tre veneti ambasciadori ritornati del 1274, che furono Paolo da Molino, Giovanni Cornaro, e Pancrazio Malipiero...» 1 0 Capellari, Op. cit. 1 1 Flaminio Cornaro (o Corner), nella sua opera Ecclesiae Venetae (cioè Chiese Venete; Venezia, 1739. X. pag. 322), scrive: «In eiusdem ms. Chronici (una (cronaca del Barbaro, sulle famiglie nobili) Tom. III apud Cl. Vir. Marcum Fuscarenum Equ. et D. M. Procuratorem asservato haec habentur pag. 290: MCCLXXXXI. In Major Consilio: Quod concedatur licentia Nobili Viro Joanni Cornario Procuratori S. Marci, quod possit ire cum Dom. Regina in Ungariam, et stare sex menses». In «Ritratti e vite di donne illustri che fiorirono dal secolo XI al XVIII», apparso anonimo, ma che si sa di Domenico Cobeti, nel vol. I (rimasto unico, nella Vita Vili, questo dato si modifica nella maniera seguente: «l'accompagnarono (Tommasina) nel viaggio il fratello Albertino e Giovanni Cornaro suo zio materno, che ottenne licenza dal Maggior Consiglio di andarle dietro, e di starsene con lei per sei mesi.» 1 2 Fra Fulgenzio Manfredi: Degnità Procuratoria di san Marco di Venetia. Venezia, 1602 e Francesco Sansovino: Venetia Citta nobilissima et singolare. Venezia, 1663. 1 3 Op. cit., pag. cit. Leggiamo, prima del passo menzionato sopra: «Quum autem accuratissimus Barbarus Joannem Cornarium in Procuratorum elencho conscribendum ommiserit, id per oscitantiam egisse dicendum reor, siquidem diligentem Chronologum nec Joannis nomen, nec Procuratoris dignitas latuerant», e qui segue, come spiegazione, la parte comunicata nella nota, nella quale Giovanni Cornaro viene chiamato procuratore. come procuratore, 1 4 abbia sbagliato. Questo dubbio non può però esercitare nessun' influenza decisiva sul fatto se Giovanni Cornaro abbia accompagnato in Ungheria Tommasina Morosini, o no. Il Molmenti avrà preso il fatto del viaggio di Giovanni Cornaro dalle stesse fonti che 10 poi, non sapendo, se il Cornaro avesse difatti intrapreso il viaggio in Ungheria, avrà omesso quel fatto, in un' edizione posteriore. Ma, se i dati menzionati e trattanti questo argomento, fossero anche stati, fino adesso, problematici, ora, concoscendo l'anello suddetto, venuto nella potestà del Museo, dalla collezione ungherese Jankovich, non sono più dubbiosi. E questi dati di un' autenticità fin adesso disputabile, verranno autentificati dal nostro anello, nello stesso modo che gli stessi dati rendono autentico l'anello. Anzi, appunto il fatto che i dati sono dubbiosi, ci fa escludere la possibilità di una falsificazione. Giovanni Cornaro fu in Ungheria, sconosciuto e così non si può pensare ad una falsificazione del suo anello, prima del 1832. Alcune parole ancora sui dati personali di Giovanni Cornaro: In base a tutto ciò che di lui sappiamo, deve essere nato sui primi del secondo decennio deL secolo XIII. Doveva dunque essere ambasciatore, alla corte papale ed all'imperiale, molto giovane: circa a 25 anni, mentre doveva venire in Ungheria, da un vecchio di circa 80 anni. L'anno 1238 sembra essere troppo precoce, mentre 1291—93, troppo tardivo, per poter pensare ad una stessa persona. Eppure bisogna accettarlo, giacché è lo stesso Capellari che ci avverte, da una parte dei suoi nessi familiari, dall'altra parte delle sue ambasciate. E anche, nei: «Ritratti e vite di donne illustri...», 1 5 Giovanni Cornaro, che viene in Ungheria è menzionato come zio della Tommasina. Può darsi che il Cornaro non sia stato ambasciatore presso 11 papa ed eventualmente neanche presso l'imperatore, ma soltanto membro dell'ambasciata. Ora devo passare a quel problema, di nient'affatto meno importanza, se l'anello, dal punto di vista stilistico, si adattasse al periodo, che gli è dato così, cioè al Ducento? Non c'è, sull'anello, nessun ornamento, in base al quale si potrebbe porlo incontestabil1 4 La cronaca manoscritta, menzionata nella nota u, dal Barbaro. 1 5 V. la nota