Tüskés Anna (szerk.): Omnis creatura significans - Tanulmányok Prokopp Mária 70. születésnapjára (2009)

Antik és középkori művészet

Essays in Honour of Mária Prokopp di Rolando da Piazzola, morto nel 1325, nel sagrato del Santo a Padova, dove in virtù dell’iscrizione e dell’ag­giunta delle aureole i due personaggi sono diventati san Francesco e santa Chiara;27 la trasformazione, coll’aggiunta dell’attributo dell’alabarda, del primo membro in basso a destra della Gens Barbio del por­tale di San Giusto a Trieste in san Sergio, patrono della città, avvenuta probabilmente nel momento della rivalorizzazione estetica delle steli a metà del Tre­cento (vedi nota 10). In significativa sincronia col caso aquileiese del 1106, che riguarda donatori carinziani, è avvenuto — come sembra — il riuso di una stele con ritratti di coniugi antichi nell’abbaziale di Arnoldstein presso Villaco (oggi là sostituita da un calco mentre l’originale si trova al Landesmuseum della Carinzia a Klagenfurt), i cui personaggi sono stati identificati con i donatori che hanno fondato il monastero proprio nel 1106.28 Sulla facciata del palazzo vescovile di Pa­dova, rifatto nel Quattrocento, è murata entro cor­nice classicheggiante una stele pentagonale con busti di coniugi rilavorata nell’anno 1200 coll’aggiunta di corone ed uno scettro e dell’iscrizione: berta et/iien- ricus/regina et rex. Nell’epoca in cui il Comune pa­dovano reclamava la giurisdizione sulla città, il ve­scovado volle in tal modo ribadire di aver ottenuto tale privilegio da Enrico IV, la cui moglie si chiamava Berta, nel lontano 1090.29 Per quanto riguarda l’imitazione delle steli antiche in età romanica, il fenomeno è riscontrabile — come già scritto nel 2007 — tanto in Friuli (antependio col Cristo fra i santi Pietro e Tommaso Becket a mezze fi­gure nel Duomo di Aquileia, del 1180 circa, quando qui fu istituito un altare intitolato a san Tommaso Can- tauriense canonizzato nel 1173, opera ispirata alla già menzionata stele dell’esterno della stessa cattedrale a ricordo di Vodolrico e dei duchi di Carinzia3o) quanto presso i Maestri Campionesi attivi in Emilia — la cui passione per l’antico è nota dal caso della rilavorazione del sarcofago di Mantova — : due pseudosteli con cop­pie di busti barbati sul tetto del Duomo di Modena (oggi sostituite da copie, mentre un solo pezzo è con­servato nel Museo del Duomo), che prendono a mo­dello la già menzionata stele dei Salvii della Ghirlan- dina, degli anni Venti del Duecento; rilievo con i santi Pietro e Paolo in San Giuseppe dei Cappuccini a Bo­logna, del 1230 circa.3i La pseudostele medievale di Gemona (fig. 2), significativamente murata nelle so­struzioni del sagrato del Duomo accanto alla stele an­tica con coniugi che le fece da modello (fig. l),32 fa parte di entrambe le correnti: essa è infatti attribuibile alla composita maestranza che dal 1290 circa dirigeva i lavori alla chiesa dell’Assunta, quindi ad un ambito lombardo-friulano legato tanto ai modelli campionesi quanto alla tradizione locale, fortemente arcaizzante.33 In Bassa Austria e Carinzia analoghe imitazioni di steli si incontrano già attorno all’anno 1200. Nel por­tale Ovest della parrocchiale di Sankt Stephan a Tulln in Bassa Austria (fig. 6), una cittadina sorta al posto della romana Comagena, dove dunque il materiale antico da prendere a modello non doveva mancare, gli stipiti contengono dodici busti (sei per parte) di per­sonaggi maschili benedicenti e reggenti libri, visibil­mente ispirati ai busti inclusi in steli giganti del tipo di quelle reimpiegate a Trieste o anche ai ritratti entro ar­chetti del tipo riusato a Gemona. Il portale, completato nella parte superiore da un ripristino dei primi del No­vecento, secondo la suggestiva ipotesi di Fillitz sa­rebbe stato commissionato dal vescovo Wolfger di Passau (in carica dal 1194 al 1204), il quale avrebbe qui fatto raffigurare se stesso ed i suoi undici predecessori in un momento storico in cui sembra aver voluto tra­sferire la sede della sua diocesi a Tulln. Evidente è an­che il riferimento agli Apostoli, ideali predecessori dei vescovi, tanto è vero che più tardi l’iconografia del portale sarebbe stata fraintesa, ed i vescovi sono stati presi per Apostoli.34 Strettamente imparentato agli stipiti di Tulln tanto dal punto di vista stilistico quanto da quello iconografico è un rilievo centinato nelle mura della cittadina di Strassburg presso Gurk in Ca­rinzia (fig. 7), circoscritto da iscrizione “Waltherius episcopus de Svevia”, che lo identifica col vescovo di Gurk Walther, in carica fra 1200 e 1213, che in prece­denza era stato abate di Disentis negli odierni Grigioni, allora parte del Ducato di Svevia. Il vescovo, eternato nei pressi della distrutta porta urbica in direzione di Gurk, in quanto fondatore di Strassburg da lui depu­tata a residenza dei principi vescovi di Gurk, benedice con la destra e tiene un libro con la sinistra, mentre sotto a lui è murato un coevo leone andante romanico, simile a quello dell’abside centrale del Duomo di Gurk del 1180 circa.35 Tanto a Strassburg quanto a Tulln l’aspirazione all’autorevolezza dei vescovi, fondatori di nuove sedi diocesane, indusse alla copia di steli anti­Fig. 8. Lendorf (Carinzia), Sankt Jakob, XIV secolo, ab­side, con stele romana con testa femminile 29

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