Vízügyi Közlemények, 1936 (18. évfolyam)

Kivonatok, mellékletek - Kivonat a 4. számhoz

41 è forte, tanto più esse ha la tendenza a possedere una struttura ben caratterizzata. Fino ad un certo punto la coesione dipende dalla composizione meccanica del suolo. I terreni sabbiosi evidentemente non sono tenaci. A misura che il conte­nuto in argilla aumenta, la coesione aumenta ugualmente. Oltre ciò il complesso d'assorbimento ha pure una parte importante. Le argille pesanti, sono di medio impasto, se prevalgono i cationi calcari, al contrario i suoli limosi — se impregnati da cationi di sodio — possiedono la coesione dei suoli argillosi pesanti. La con­trattilità e gonfiamento dei suoli sono in istretta correlazione colla capacità d'imbi­bizione e col grado di coesione. I terreni sabbiosi non gonfiano e non subiscono nessuna contrazione, mentre i suoli argillosi possiedono in forte misura le proprietà summenzionate. La plasticità ed il limite di scorrimento appartengono ugualmente a questo gruppo di proprietà. Il volume complessivo degli interstizi del suolo vergine ha un valore variabile, per questo ha proposto il Vageler l'introduzione del concetto volume minimo dei pori (espresso in cm 3 a 100 gr sostanza secca), che è abbastanza costante per uno stesso terreno onde poter caratterizzare il suolo in questo senso. (Prospetto IV. nel testo ungherese). Una parte dello spazio lacuale è occupato dall'acqua legata ai granuli sotto tensione elettrolitica. La rimanente parte, chiamata dal Zunker „Spannungfreies Porenvolumen" (volume lacuale franco di tensione) sembra avere notevole importanza in materia di permeabilità dei suoli. Dal punto di vista degli ingegneri idraulici è di massima importanza il con­tegno del suolo di fronte all'acqua. Sotto il concetto capacità idrica minima s'intende la quantità d'acqua stabilmente ritenuta nel suolo contro l'azione della gravità. I^sse è sensibilmente indipendente dalla stratificazione e dalla struttura del suolo. IJ igroscopieità caratterizza secondo il Mitscherlich, la superficie totale del suolo. Recenti ricerche (Letteratura e tabelle nel testo ungherese) hanno messo in evidenza, che la quantità d'acqua igroscopica dipende ugualmente dalle basi assorbite. Nello stesso tempo la quantità d'acqua assorbita dipende dalla tensione di vapore nello spazio considerato, come pure dalla tensione osmotica della soluzione attigua, seguendo una legge iperbolica (fig. 6.). La quantità d'acqua disponibile per la vegetazione dipende dalla forza succliiante delle radici, dalla pressione osmotica dell'acqua assorbita -f- soluzione del suolo. 11 contenuto in acqua del suolo, espresso in % del peso, nella presenza della quale i due fattori summenzionati si trovano in ecquilibrio colla forza succhiante delle radici, è chia­mata dal Vageler „totes wasser" (acqua morta). Questo concetto risulta press'a poco identico al „Wilting-coefficient" (umidità al punto di appassimento) degli inglesi. L'acqua del suolo suscettibile ad essere utilizzata è rappresentata dunque per mezzo della differenza fra la capacità idrica minima (possibile o presente) e l'acqua morta. È impossibile immagazzinare nel suolo, in modo costante, una quantità d'acqua maggiore alla capacità idrica minima. Negli strati più profondi, la capacità di immagazzinamento è influenzata anche dal volume lacuale e dal gonfiamento. Il cammino dell'acqua nel suolo, tranne alcuni casi estremi, non è regolato dalla permeabilità, ma bensì dalle legge della capillarità. L'altezza di elevazione capillare è un valore costante, di notevole importanza. L'effettivo contenuto in acqua dei terreni è influenzato dalla qualità di esso, dalla mole delle

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