Folia Theologica 14. (2003)
Katalin Hársfai: Analisi degli elementi principali che configurano la struttura della etica cristiana secondo Agostino nell 'De Moribus'
LA BEATITUDINE FINE DELLA VITA MORALE 33- deve essere certo8 cioè, è caratterizzato dalTassenza dei timore di perderlo, vale a dire: non si puo temere di perderlo con- tro la volontà, cioè, deve essere indefettibile (il timore di perderlo è incompatibile con la beatitudine) Le condizioni del Supremo Bene sono quindi riassunte in due qualité: supériorité e indefettibilité, (o inalienabilité). Il Supremo Bene che soddisfa queste condizioni è Toggetto dell'amore e della fruizione ed egli è Dio9. Attraverso amore umile, ci si sottomette a servire solo Dio e rende beati. L'insegnamento del Supremo Bene si basa sulla antropologia. L'importanza del fondamento antropologico è indiscutibile. Chi è l'uomo - domanda Agostino. Nella risposta sono le varie ipotesi: è composto dall'anima e dal corpo ma non in unione sostanziale (p.e. biga e cavalli) o è corpo vivificato dall'anima, o è l'anima ehe regge il corpo10. Non ha tanta importanza il modo di questa unione, quanto piuttosto il fatto dell'unione: " ...ex anima et corpore nos esse compositos" u. Agostino considera l'uomo corne essere composto da due parti, in una relazione inscindibile, perché l'uomo non è solo corpo, né solo anima, ma tutte le due insieme. In ogni caso - indipendente- mente dal modo dell'unione - l'anima è la parte migliore12 8 Ibidem 1,3,5: “ ....tale esse debet / quod non amittat invitus. Quippe nemo potest confidere de tali bono, quod sibi eripi posse sentit, etiamsi retinere id amplectique voluerit.” II problema dei timore dei perdere la felicità viene dalla filosofia antica. Agostino conoscendo mediante Platone questo timore ehe la felicità non dipende soltanto dalla nostra volontà, riflette su questo terna. La dipendenza della felicità dalla volontà umana o dal fato viene trattata da Platone soprattutto nella Republica nel libro nono. A questo rimanda anche V. I. Bourke. Vedi: V. I. Bourke, Storia dell’etica, Armando, Roma 1972. p. 78. 9 Ibidem 1,6,10: “Deus igitur restat quem si sequimur, bene, si assequimur, non tantum bene sed etiam beate vivimus.” 10 Ibidem 1,4,6: “Animam et corpus tamquam bigas vel centaurum ? An corpus tantum, quod sit in usu animae se regentis, tamquam lucernamnon ignem simul/ et testamsed testam solamtamen propterignem appellamus? An nihil aliud hominem quam animam dicimus, sed propter corpus quod regit, veluti equitemnon simul equum et hominem sed hominem solum, ex eotamen quod regendo equo sit accomodatus, vocamus? Difficile est istam controversiam diiudicare...” 11 Ibidem 1,4,6. 12 Ibidem 1,27,52: “Homo igitur, ut homini apparet, anima rationalis est mortali atque terreno utens corpore”.