Folia Theologica 7. (1996)

Péter Szabó: Opinioni sulla natura delle "chiese sui iuris" nella canonistica odierna

242 P. SZABÓ la di Cristo, sia presieduta da un vescovo eparchiale (Chiesa particolare), da un patriarca (Chiesa «sui iuris»), o dal Sommo Pontefice (Chiesa uni­versale).25 5) La prospettiva appena delineata spinge ad una nuova riflessione anche riguardo alla contrapposizione classica tra le Chiese orientali e le province ecclesiastiche latine. La chiara distinzione tra queste due realtà per gli orientali fu senz’altro un risultato di prima importanza nel cammi- no storico della loro emancipazione in seno alla Chiesa cattolica.26 Ques­ta contrapposizione tra comunità orientali come Ecclesiae e province latine ritenute come pure sottodivisioni amministrative non deve perö staccarsi dal suo contesto storico. Infatti nel passato — quasi per verifi- care la tolleranza per una struttura di per sè incompatibile nel corpo della Chiesa cattolica compresa allora come ente indistinguib- limente unitario — il termine Ecclesia anche per gli orientali non venne riconosciuta che ratione ritus distinto (aspetto di cui una provincia latina evidentemente era priva). Grazie alla codificazione orientale, ai nostri giorni invece si è chiarito ehe il rito nei riguardi dell’ecclesialità è un elemento adesionale, posteriore,27 e cosl detto rito non pu6 stare alia base della contraposizio- ne tra le communità orientali e le province. Quest’enti — quantunque si- ano le loro costruzioni giuridiche diversamente pronunciate — hanno delle caratteristiche di per sè molto simili. Perö, anche se l’elemento socio-culturale (rítus) oggi non si présenta come base di una distinzione sostanziale al riguardo, possono trovarsi altre ragioni per cui non si puô sostenere l’ecclesialità delle province nel- lo stesso senso delle Chiese orientali. Come abbiamo visto, perché possa affermarsi l’ecclesialità di un ente, esso dev’essere una porzione del po- polo di Dio fornita da tutte le condizioni indispensabili per rappresentare Tunica Chiesa di Cristo. In base alia stesura del CIC can. 445 a prima vista i concili provinciali anche oggi hanno tutti e tre i rami del potere di governo. Nella pratica invece — proprio perché ciö avviene di rado — 25 Cfr.: GHIRLANDA, "Chiesa universale", 853. Evidentemente Taffermazio- ne sui carattere accidentale della Chiesa universale puö essere sostenuto so­lo dal punto di vista sociologio, e cioè tenendo conto che Tincorporazione giu- ridico-sacramentale non avviene nè al livello della Chiesa particolare nè a quello della Chiesa universale, bensi nella unica Chiesa di Cristo, cf.: CO- RECCO, E., "Battesimo", in Digesto delle Discipline Pubblicistiche, vol. II, To­rino 1987, 213. 26 Cfr.: BROGI, M., "Nomine vescovili", 138. 27 Vedi sopra nota 14.

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