Folia Theologica 6. (1995)

Mihály Szentmártoni S.J.: La confessione

180 M. SZENTMÁRTONI compromessa. Non pochi ritengono ehe il peccato sia soltanto un fenomeno sociale, senza alcun riferimento a Dio.9 Un tale concetto del peccato lo riflettono anche le confessioni, quando il penitente, dopo ogni autoaccusa, subito aggiunge ehe con quest’atto non ha fatto male a nessuno, o si giustifica richiamando la situazione della vita attuale: “Mi sono adirato, pero i ragazzi oggi sono cos! cattivi... Ho detto delle bugie, pero dicendo sempre la verità non si puo sopravvivere nel nostro mondo...” Questo modo di enumerare i propri peccati rispecchia il fatto ehe la persona sta vivendo la sua vita soltanto al primo livello, cioè quello pubblico. Bisogna percio approfondire la nozione dei peccato. 1. Il peccato si puo vivere a livello pubblico, che in questo caso spesso corrisponde a vivere i peccati a livello degli istinti. Iniziando dal peccato originale, esiste nell’uomo una tensione fra le tendenze istintuali e quelle razionali. I controlli razionali non risultano sempre sufficienti per poter controllare le tendenze istintuali, percio ogni tanto trovano un modo di esser soddisfatte in maniera contraria alia ragione o agli altri uomini. II peccato e la conseguente colpevolezza a questo livello si fondano sullo stesso atto commesso: gola, incontinenza, autoerotismo, ecc. L’individuo non si pone la domanda sulla piotivazione ehe lo ha portato a compiere tale atto. Spesso rimane al livello di tabu, poiché la persona non si domanda il perché del divieto.10 Il pentimento si présenta spesso soltanto corne un desiderio di evitare le conseguenze di tali atti. La confessione stessa degli atti rappresenta la penitenza, perché non c’è quasi nulla da “soddisfare” dopo che l’atto sia stato commesso e la persona facilmente si dichiara “vittima” della sua natura, del suo passato o delle circostanze in cui vive. La domanda che la persona indirizza a se stessa è: “Che cosa ho fatto?” 2. Il peccato a livello della moralità universale corrisponde al livello privato della vita psichica. La trasgressione e la colpevolezza qui si collocano nel quadro della decisione libera dell’uomo di autorealizzarsi nella sua relazione essenziale verso Dio e verso gli uomini. Si tratta della trasgressione delle leggi naturali e dei comandamenti di Dio. Occorre perö precisare, che i comandamenti di Dio (il Decalogo) non sono qualcosa di esterno all’uomo, ma sono soprattutto un modo di rivelare 9 Cf. McINTYRE M., Sin, Evil and Death in the New Age, in The Way 33 (1993) 210-221. 10 È l'eco della teória freudiana suH'origine della colpa, Cf. FREUD S., Totem e tabù, in FREUD S., Opere, vol. 7, Boringhieri, Torino 1972.

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