Folia Theologica 3. (1992)

Imre Kocsis: La fine della morte nel rinnovamento escatologico I.

LA FINE DELLA MORTE 85 Riguardo al nostro scopo è da precisare che non intendiamo per niente dimostrare — ma anche escludere — un eventuale influsso diretto dei testi giudaici a Paolo. Vogliamo semplicemente illustrare, senza alcuna pretesa di completezza, ehe al tempo di Paolo l’idea della scomparsa definitiva della morte era ben radicata nel pensiero di almeno una parte dei popolo giudaico, quella del gruppo dei farisei. S. Paolo essendo stato anche egli fariseo prima della sua conversione al cristianesimo, poteva conoscere, se non gli scritti da noi citati, almeno la tradizione che ha ricevuto una forma scritta nelle apocalissi menzionate. b) 4Esd. 852-54; 2Bar. 21,22-25 L’idea della scomparizione escatologica della morte appare sia in 4Esd. che in 2Bar. in una sola pericope. Nel secondo caso perô il contenuto è connesso con altri brani che saranno perciö presi in breve considerazione. Cominciamo con lo scritto più antico, ehe è 4Esdra, il quale présenta il nostro argomento in un contesto, in cui Dio rispondendo alia lamentela di Esdra (8,42-45) fa intravvedere la ricompensa ehe spetta al giusto (8,46ss.). A noi interessano solo i vv. 52-54, dei quali riportiamo il testo ehe si trova nella Volgata: 52 Vobis enim apertus est paradisus, plantata est arbor vitae, praeparatum est futurum tempus, praeparata est abundantia, aedificata est civitas, probata est requies, perfecta est bonitas, ante perfecta sapientia. 53 Radix (mali) signata est a vobis, infirmitas extincta est a vobis et mors absconsa est, infernum fugit et corruptio in oblivionem.

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