Folia Theologica et Canonica 10. 32/24 (2021)
Ius canonicum
LA PARROCCHIA COME MEZZO DELLA MISSIONE OGGI 207 namica, quella dell’“istituente” (o “instituendo”), che si dispiega dali' “istituito”, giá presente, essendo questo propriamente preesistente3 4. Niente qui di tabula rasa\ II processo d’istituzionalizzazione é una dinamica che si svolge nella storia e ehe alio stesso tempo fa storia. L’evoluzione dell 'istituto parrocchiale ha la sua propria Geschichtelichkeif*. Ciő ehe é istituito oggi nelle mutazioni contemporanee della parrocchia risulta dalia vita stessa del popolo di Dio attraverso gli atti giuridici delle persone fisiche e giuridiche, ehe producono l’instituente, dando origine a loro volta a forme e figure istituite. Ius sequitur vitam. Esaminando il giuridicamente istituito nella vita ecclesiale - in questo caso le figure attuali della parrocchia -, i canonisti esplorano le condizioni di possibilitá di ciö ehe si sta istituendo a partire dali’ “oggi (del popolo) di Dio”5. Anche se il loro compito non é quello di legiferare in quanto tale, ma di interpretare lo ius conditum per applicarlo in vista della salus animarum, il loro lavoro non li esime dal riflettere sullo ius condendum, tanto a livello del diritto universale della Chiesa latina, cosi come a livello di diritto particolare6. in forme giuridiche, organizzative o sociali stabilite. Vedi nel campo delle scienze sociali, Lourau, K., L'Analyse institutionnelle, Paris 1970, e nel campo della filosofia, gli studi di Cornélios Castoriadis e di Claude Lefort, por ej. Castoriadis, C., L'institution imaginaire de la société, Paris 1999. Lefort, C., Essais sur le politique, Paris 2001. 3 L’ “istituito” del linguaggio umano, per esempio, risulta dal recupero istituente della lingua attraverso la quale una comunitá e gli individui che la compongono si riappropriano di questa lingua e permettono ehe sia pariata, e quindi vivente. E in questa prospettiva ehe la tradizione deve essere intesa anche teologicamente, sia come traditum ehe come tradendum; senza una trasmissione effettiva, ogni volta in un contesto diverso in vista di nuove domande e preoccupazioni, la tradizione non puö pretendere di essere “vivente”. 4 L’istituito diventa cost a sua volta la condizione necessaria di ogni istituzionalizzazione, qualunque sia la sua forma (sociale, culturale, linguistica, giuridica, ecc.). La feconditá di questa dialettica merita di essere ripresa dalle scienze teologiche per superare la scissione estrinseca tra carisma e legge, grazia e istituzione, come se quest’ultima fosse a priori priva o privata dell’iniziativa di grazia di Dio. Questo processo non é altro ehe quello di una Tradizione vivente. Nella misura in cui la canonistica é una disciplina teologica, sia le sue radici nella Scrittura ehe il suo lavoro di comprensione si organizzano, come negli altri rami della teológia, intomo a due punti focali: da un lato, (gli effetti dell’irruzione della) rivelazione e ciö che essa realizza nel (il mistere della) Chiesa come istituzione istituita e, dall’altro, il punto focale dell’esperienza di fede individuate e collettiva dei suoi destinatari, come istituzione istituente. 5 E compito della canonistica come scienza critica interrogare il diritto della Chiesa, le sue disposizioni e procedure, le relazioni dei fedeli tra loro e con le istituzioni ecclesiastiche, la protezione dei diritti di entrambi, la loro confessione di fede e la loro incorporazione nella Chiesa. Cf. Borras, A., Róle et signification du droit canonique dans la pastorale, in Revue Théologique de Louvain 40 (2009) 359-380. 61 canonisti non sono legislatori; non fanno leggi, né promulgano le loro disposizioni. Sono i loro interpreti. A questo proposito, mi piacé riferirmi a Hans-Georg Gadamer, per il quale la scienza giuridica é emblematica dell’ermeneutica nella misura in cui combina intrinsecamente interpretazione e applicazione: il diritto viene interpretato per essere applicato, e la sua applicazione dipende sempre da un’interpretazione. Vedere Gadamer, H.-G., Vérité et méthode. Les grandes lignes d’une herméneutiquephilosophique, Paris 1960. 405.