Folia Theologica et Canonica 10. 32/24 (2021)

Ius canonicum

194 FILIPPO IANNONE, O.CARM. to della missione ecclesiale. Ne consegue innanzitutto ehe al centro della vita della parrocchia sta la “comunione ecclesiale”. Di essa il parroco é ministro: deve riconoscere e promuovere il ruolo proprio dei fedeli laici, favorire le loro associazioni, farsi promotore della collaborazione con le altre parrocchie e con la diocesi18. In secondo luogo anche la cura pastorale é una realtá articolata, di cui il parroco non puö piű essere Tunico soggetto attivo, ma che, sotto la sua responsabilitá, deve essere esercitata con la collaborazione di altri sacerdoti e di altri fedeli laici e religiosi. “Le diverse componenti - afferma 1’Istruzione- in cui la parrocchia si arti­­cola sono chiamate alia comunione e all’unitá. Nella misura in cui ognuno recepisce la propria complementaritá, ponendola a servizio della comunitá, allora, da una parte si puö vedere realizzato a pieno il ministero dei parroco e dei presbiteri che collaborano come pastori, dali’altra emerge la peculiaritä dei vari carismi dei diaconi, dei consacrati e dei laici, perché ognuno si adoperi per la costruzione delfunico corpo” (n. 28). Come si evince dal testo, nella definizione di parrocchia del can. 515 - a differenza di quanto stabiliva il Codice pio-benedettino19- il territorio non en­­tra come elemento essenziale ma solo come criterio di individuazione della concreta comunitá. Ciö non significa ehe nella definizione di parrocchia come “comunitá di fedeli” 1’elemento territoriale abbia una mera valenza pratica: esso invece assume uno specifico significato teologico proprio in ordine alia comunitá stessa e alia sua missione. La parrocchia é una comunitá territoriale, nel senso ehe il criterio di appartenenza é dato dal domicilio o dal quasi domi­cilio, in modo ehe vi fanno parte tutti i fedeli che abitano in un determinato territorio20. E grazié alia sua natura territoriale ehe la parrocchia é comunitá aperta a tutti, ovvero é “cattolica”. La territorialitá esclude pertanto il carattere “elitario” legato ad un’appartenenza puramente “elettiva” (tipica déllé realtá associative quali le aggregazioni laicali o i movimenti ecclesiali). Essa si caratterizza per la sua vicinanza (prossimitä per usare un’espressio­­ne cara a Papa Francesco) alia vita delle persone; é il luogo in cui la comunione dei fedeli diventa visibile e concreta, in modo particolare nella convocazione eucaristica. La parrocchia é, con le parole della Christifideles laici, ‘Tultimo livello della localizzazione della Chiesa” (n. 26), di conseguenza il territorio 18 Cfr. can. 529 §2. 19 Cosi recitava il can. 216 §1 del Codice pio-benedettino: «Territorium cuiuslibet dioecesis divi­datur in distinctas partes territoriales; unicuique autem parti sua peculiaris ecclesia cum populo determinato est assignanda, suusque peculiaris rector, tanquam proprius eiusdem pastor, est praeficiendus pro necessaria animarum cura». Facendo rientrare belementő territoriale nelbes­­senza della parrocchia, considerava quest’ultima prevalentemente come una suddivisione am­­ministrativa della diocesi. Il territorio costituiva l’ambito in cui si esercitava la “cura anima­rum ” dei parroco e il populus, belementő personale, era considerato solo come destinatario dei ministero dei parroco. 20 Cfr. can. 518 e per analogia anche can. 372.

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