Folia Theologica et Canonica 10. 32/24 (2021)
Ius canonicum
108 JESU PUDUMAI DOSS, SDB inequivocabili di “uso improprio o abuso” di “potere verticale” ancora dilagante aH’intemo della vita religiosa. “Va detto con chiarezza che Tautoritarismo lede la vitalitá e la fedeltä dei consacrati!” (PVN 21), poiché “innesca una spirale di incomprensioni e lacerazioni che, ben öltre i casi concreti, alimenta nell’Istituto disorientamento e sfiducia” (PVN 45). Da un lato, incoraggia gli atteggiamenti infantili (SAO 25a, PVN21), utilizzando varie “tecniche manageriali o applicazione spiritualeggiante e patemalistica” (PVN A\), promuovendo la soggezione infantile e la dipendenza scrupolosa e, infine, ledendo la dignitá della persona fino ad umiliarla (PVN 25). D’altra parte, esercita il dominio sugli altri, visto attraverso le forme di sottomissione nella sfera della moralitá e della intimitá sessuale (PVN20) o attraverso le forme di coercizione delle coscienze ehe portano alia sottomissione personale o addirittura alia violenza psicologica (PVN 25). Per superare tali tendenze di dominio e di patemalismo o matemalismo (SAO 14b) all’intemo degli istituti religiosi, i superiori religiosi sono chiamati a rendere possibile il discernimento fraterno e l ’obbedienza volontaria. II primo e piti importante dovere dei superiori, come sottolineano le norme canoniche, é quello di assicurare un discernimento al servizio della fratemitá e della comunione: “I Superiori (...) nell’adempimento del proprio incarico, reggano i sudditi quali figli di Dio e, suscitando la loro volontaria obbedienza nel rispetto della persona umana, li ascoltino volentieri e promuovano altresi la loro concorde collaborazione per il bene dell’istituto e della Chiesa” (can. 618). Percio, i superiori promuovano la dinamica della fratemitá (PVN41, 24; SAO 14b), trattando gli altri membri come “figli di Dio” (can. 618) e “in Cristo una comunitá fraterna” di fratelli e sorelle (can. 619) e, quindi, dando importanza alie persone piuttosto che alle istituzioni (PVN 24). Dovrebbero anche promuovere il servizio di comunione (PVN 41) e, cosi, creare un clima di condivisione e corresponsabilitá (SAO 20e, VFC 50b) all’intemo della comunitá, della provincia e dell’istituto.66 In secondo luogo, i superiori sono chiamati a trattare i membri con “rispetto della persona umana” (can. 618; SAO 13c, 13g, 20d, 20g). Rispettare la dignitá dei membri vuol dire accettare pienamente la personalitä di ciascuno con i suoi doni, difficoltá e predisposizioni e coltivare un affetto sincero per i membri e prestare attenzione alia normale crescita di ogni membro in ogni fase e stagione della sua vita e dare l’apprezzamento appropriato e la considerazione 66 Non bisogna dimenticare ehe i molteplici livelli di autoritä all’intemo di un istituto o provincia religiosa che portano invariabilmente delle differenze radicali nelle competenze e nell’estensione del suo esercizio, come vengono specificati nel diritto universale e nel diritto proprio. Inoltre, si deve ricordare ehe “siccome esistono diverse missioni, vi saranno diversi tipi di comunitá e quindi diversi tipi di esercizio di autoritä” (VFC 49).